lunedì 31 gennaio 2011

Ostia, Lucherini-de Jesus (PD): "Decentramento non va in aula Comunale: ora Vizzani può dimettersi"

"Per l'ennesima volta il Presidente del XIII Municipio Giacomo Vizzani è costretto ad incassare i veti incrociati della maggioranza comunale che non ha calendarizzato, come da lui annunciato, la delibera per il decentramento di Ostia per la seduta comunale di oggi" lo dichiarano in una nota Carlo Lucherini, consigliere regionale e Paula De Jesus, membro dell’assemblea regionale delle donne del Partito Democratico.

"Vizzani giovedì scorso aveva annunciato le proprie dimissioni a causa della mancata attuazione del decentramento del municipio XIII che dopo essere stato approvato in giunta nel novembre del 2009, dopo più di un anno non è ancora stato portato in aula Giulio Cesare per essere approvato" continuano Lucherini e De Jesus "le annunciate dimissioni erano rientrate per la promessa avuta dal Comune di Roma che avrebbe dovuto calendarizzare per il 31 gennaio la delibera. Cosa

che ovviamente non è avvenuta a causa delle resistenze all'interno del gruppo consiliare del Popolo delle Libertà".

"Dopo non essere riuscito a mantenere la promessa sul decentramento di Ostia, primo punto del suo programma in campagna elettorale, Vizzani mantenga almeno la promessa sulle proprie dimissioni. Sarebbe una buona notizia per i cittadini di Ostia". (31 gennaio 2011)

sabato 29 gennaio 2011

Vizzani ora dimettiti e "decentrati" altrove!

Il centro-destra perde pezzi e va in pezzi. Non è solo Alemanno a rilasciare un'intervista al settimanale 'Panorama' dichiarando «Nel 2013 mi ricandido. O anche prima. Se non potrò lavorare come si deve chiederò elezioni comunali anticipate». Ora ci si mette anche Vizzani su Il Messaggero, ed. Ostia del 28.01.2011: «Non ho presentato le dimissioni, ma è vero che ho minacciato di farlo. Perché sulla mancata attuazione del decentramento del Municipio XIII ci stavo perdendo la faccia io, ma anche il sindaco che aveva dichiarato che sarebbe stato calendarizzato prima a novembre, poi a dicembre e poi a gennaio». Alza gli scudi il presidente del Municipio XIII, Giacomo Vizzani, dopo gli innumerevoli rinvii della votazione comunale della delibera di decentramento speciale per il parlamentino ostiense. «Mi è stata appena data la conferma - prosegue Vizzani - che la data di votazione del decentramento verrà fissata per il 31 gennaio. Non sono abituato a fare la voce grossa, ma ho capito che è l’unica cosa che funziona». Martedì il capogruppo Pdl del Comune di Roma, Luca Gramazio, è stato costretto a dichiarare che «sul decentramento amministrativo del XIII Municipio non c’è nessun passo indietro: la maggioranza è in linea con la posizione del sindaco Alemanno e del presidente Vizzani».
Sono passati 14 mesi dalla buffonata del decentramento che venne definito "epocale" dal Sindaco Alemanno e dal minisindaco del XIII Municipio.
Peccato che proprio oggi il Campidoglio smentisca le dichiarazioni di Vizzani. Come si evince anche dalla foto l'ordine dei lavori della seduta del 31 non lo prevede.
La faccia l'ha persa da tempo. Per una volta mantenga una promessa: si dimetta, anche il Sindaco.

venerdì 28 gennaio 2011

La balla dei diritti edificatori

Mentre a Firenze, governata dal piddino Matteo Renzi, il Piano Strutturale cancella le previsioni residue del PRG, senza temere contenziosi, riconoscendo così che non esistono i cosiddetti “diritti edificatori”, a Roma ci sono ancora piddini che insistono con questa balla pretestuosa.

giovedì 27 gennaio 2011

Il giorno della memoria

Leggere le dichiarazioni nella "Giornata della Memoria" di cotanti amministratori fa piangere e ridere in un sol gesto. Parole semplicemente imbarazzanti e per chi ha un minimo di istruzione lasciano sgomento. L'ignoranza e la superficialità sono l'anticamera del revisionismo e del negazionismo. D'altronde, da persone che non padroneggiano nemmeno la grammatica italiana e l'analisi logica, non ci si poteva aspettare di più della pochezza, figuriamoci un contributo a creare un'intelligenza collettiva. Come ha scritto A. D'Orsi sul Manifesto oggi "la Politica faccia il suo mestiere. Provi ad amministrare la polis - istituzioni e società -, che ne ha tanto bisogno, a cominciare dagli amministratori stessi, che avrebbero necessità di 365 giorni della memoria che ricordino loro doveri e princìpi, che, a quanto pare, essi tendono a dimenticare in allegria".

domenica 23 gennaio 2011

Null'altro da dichiarare.

La Puntata di Report incriminata era "i Re di Roma", andata in onda su Rai3 a maggio 2008, dove si documentava come i grandi costruttori influenzano e condizionano il piano regolatore di Roma. Non era piaciuta quella puntata a Veltroni, che alzò il telefono e protestò con Ruffini e con la Gabanelli; era piaciuta ancor meno all'allora assessore all'urbanistica Morassut che querelò autore e conduttrice, perché non avevano raccontato quel che di buono aveva fatto, ma "solo denunciato quel che non andava".

Il giudice ha stabilito che le inchieste hanno il dovere informare l'opinione pubblica in merito a quel che gli amministratori non fanno, non tanto su quel che rientra nei loro compiti. E siccome la denuncia trovava riscontro nei fatti, 3 giorni fa ha archiviato.

Alla fine il giudice ha deciso: archiviare. Le motivazioni, ...."i giornalisti (Milena Gabanelli e Paolo Mondani) hanno svolto un serio e diligente lavoro di ricerca dei fatti esposti, in particolare sull'attuale e futuro assetto urbanistico della capitale fondato su ricerca e analisi della documentazione, su informazioni provenienti da FONTI QUALIFICATE e comuni cittadini, forse ancor più legittimati, dalla conoscenza della porzione di città in cui vivono e che più subiscono gli effetti del degrado e delle carenze della pubblica amministrazione e della politica nella gestione e programmazione del territorio.

(da http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/articolo-22054.htm)

La denuncia di Morassut per la parte relativa al mio intervento sulla Centralità Acilia- Madonnetta e Terrazze del Presidente:

Il mio intervento:


martedì 18 gennaio 2011

Il mercimonio del dolore

In pochi giorni sono accaduti alcuni fatti che meritano una riflessione che duri più di un “movimento de panza”. Un attore, una fotografa, un politico, sono i personaggi di questo film ad episodi, molto deprimente, che non sarebbe forse proiettato nemmeno in un fatiscente oratorio di profonda periferia. Quello che li lega è la mercificazione del dolore per scopi privatistici, quando non economici. Un vero e proprio mercimonio. Dei tre, quello che ha come protagonista il politico è quello che mi indigna di più, forse perché ritengo che abbia maggiori doveri rispetto agli altri per il ruolo che ricopre.

Sarebbe troppo lungo ripercorrere la storia della comunicazione ed in particolare quella della TV del dolore: due casi su tutti, le pubblicità di O. Toscani per la Benetton e Vermicino, che segnarono una svolta. Sono passati molti anni da allora, ma l’interrogativo posto da Aldo Grasso sulla capacità di padroneggiare i contenuti e non solo la cornice rimane senza risposta. Scriveva a proposito della diretta da Vermicino: "Era giusto, non era giusto trasmettere quella terribile agonia dal pozzo della morte? Era giusto, non era giusto puntare le telecamere su un bambino che sta sprofondando in un buco nero dove, di lì a poco, sarebbero sprofondate, con la pietà e la vergogna per la fine del povero Alfredino, tutte le nostre concezioni sulla tv, sul rapporto fra informazione e spettacolo?".

La tragedia di Vermicino non è servita a riflettere sull'opportunità di trasmettere casi dolorosi in tv, o meglio, su come trasmetterli, ma è servita solo a sdoganare un nuovo genere di spettacolo basato sulla sofferenza. Lo stesso discorso vale per la fotografa protagonista di questa storia. Si chiama sciacallaggio, una moda imperante.

Un caso più recente: ricordo ancora le perplessità dei fedeli che si interrogarono sul significato profondo dell’esposizione mediatica del corpo martoriato dalla sua irreversibile malattia di Papa Giovanni Paolo II, le cui apparizioni in pubblico erano ridotte all’essenziale e, spesso, si risolvevano in una traumatica immagine di dolore e sofferenza.

L’uso del dolore, della sofferenza, non solo sono di moda, ma addirittura vengono premiati, a qualunque titolo, gli “espositori” del dolore, della sofferenza e della miseria propria o altrui. Un intervistato, magari con una carriera di tutto rispetto alle spalle, oramai non racconta di sé solo quel tanto necessario a chiarire alcuni aspetti della sua professione, o il perché di un certo impegno o di un progetto, ma solo i fatti suoi, come in una succursale del confessionale del Grande Fratello. Un reportage fotografico diventa la personalizzazione della “ricerca” voyeristica della verità (che poi non è né verità, né realtà) facendo firmare una semplice liberatoria all'uso dell'immagine. Cosa se ne faccia con l'immagine, cosa si racconti con quella immagine, è divenuto irrilevante. Le persone non sono animali dentro ad un zoo comunale.

Leggere infine i commenti di un politico, che ha avuto anche incarichi di governo della città (e dunque dei cittadini), che plaude ad un fotoracconto, perché “umanizza” una comunità, ritratta attraverso la manipolazione delle immagini e la mistificazione della realtà e l'uso disinvolto, volgare e meschino anche del dolore, della malattia, della condizione economica, di un singolo evento traumatico che assurge fintamente a regola, è semplicemente squallido. Non basta dire che la cornice è bella, bisognerebbe guardare il contenuto.

La domanda di A. Grasso è rimasta dunque senza risposta, come lui stesso affermava in conclusione del suo editoriale, "E' opportuno immettere in un circuito incontrollabile immagini che invocano solo la pietà ? Una cosa è soffrire, un'altra vivere con le immagini della sofferenza, che non rafforzano necessariamente la coscienza o la capacità di avere compassione. Possono anche corromperle".

Siamo corrotti. Abbiamo perso un valore che si chiama dignità. Ripartiamo da questo.

lunedì 17 gennaio 2011

Olimpiadi Roma 2020: con il golf, parte l’attacco frontale alla Riserva Naturale Statale del Litorale Romano.

Lo ha affermato Bruno Cignini, Direttore della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, l’11 dicembre 2010 durante un incontro presso il CEA (Centro Educazione Ambientale, con sede in Via Martin Pescatore 66, all’Infernetto): “Per poter essere presa in considerazione la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020 serve che la città si doti di un impianto di golf pubblico”. Dove farlo ? Dentro la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, davanti alla Nuova Fiera di Roma in piena zona golenale dove non si potrebbe fare nulla. Ma Cignini, consapevole di questo, ha aggiunto: “Dobbiamo rendere la Riserva una risorsa attiva per il Comune di Roma”.

Così, oltre agli attacchi quotidiani fatti contro l’integrità della Riserva da parte del Presidente e dall’Assessore all’Urbanistica del XIII Municipio (rispettivamente Vizzani e Pallotta), oltre allo scellerato raddoppio dell’aereoporto di Fiumicino (le nuove piste sorgeranno interamente nella Riserva del Litorale Romano), adesso anche la porzione della Riserva dentro il XV Municipio, viene aggredita.

Eppure il 5 gennaio scorso, grazie a un accordo tra il Comune di Roma, la Federazione Italiana Golf e la Seconda Università di Roma “Tor Vergata”, si annunciò che l’impianto pubblico doveva sorgere in Viale della Sorbona, nel quartiere Tor Vergata. Il Comune avrebbe finanziato con 200.000 euro la realizzazione dell’impianto sportivo, mentre l’università doveva affidare per 20 anni l’area alla Federazione Italiana Golf.

Adesso risorge invece il vecchio accordo (de 22 novembre 2006) tra l’allora sindaco di Roma, Walter Veltroni, e l’allora presidente della Federazione Italiana Golf, Franco Chimenti. Un’area di 90 ettari, con ingresso al pubblico di 10 euro, per un percorso di 18 buche per 7 km (uno dei più lunghi in Italia). Un progetto di rara incompatibilità ambientale per uno sport che, guarda caso, tornerà ad essere olimpico nel 2016. Ma nessuno dice nulla, neppure le associazioni ambientaliste che hanno un proprio rappresentante dentro la Commissione di Riserva del Ministero dell’Ambiente, designato dalle associazioni ambientaliste riconosciute ai sensi della legge n. 349/1986. Del resto, cosa ci potevamo aspettare se sul lato opposto del Tevere, sempre dentro la Riserva, ma in un’area ancor più protetta, al km.15,500 della Via del Mare (civico nr.1050) è invece sorto un bel campo da golf, il Green Tiber Golf Club, con ben 18 buche di pitch & putt dove giocano tesserati della Federazione dei Verdi e che Bruno Cignini dice di ignorarne l’esistenza ?

giovedì 13 gennaio 2011

"Alemanno, dimettiti !"

Oggi, presidio del PD presso il Teatro della Cometa in Via del Teatro Marcello 4 (il mio intervento)

La ricerca spasmodica dell'amministrazione Alemanno di nuovi affari, di nuove speculazioni e di nuove alleanze ha finito per coinvolgere a Roma anche l'uso della Protezione Civile. Da una parte, Alemanno ha difeso lo scempio degli impianti abusivi dei Mondiali di Nuoto, gestiti da Bertolaso, procedendo con delibere che hanno sanato 'ora per allora' le irregolarità riscontrate dalla Procura, dall'altro ha impiegato la sua Protezione Civile, quella comunale, con illeggittime ordinanze per far sgomberare aree appetibili per altri interessi. La rendita fondiaria prima di tutto.

Così è accaduto all'Idroscalo di Ostia, quando alle 6 di mattina del 23 febbraio più di 800 uomini delle forze dell'ordine (compreso il Corpo Forestale) si sono presentati in tenuta antisommossa per demolire 35 abitazioni in nome della messa in sicurezza degli stessi residenti. Salvati dalle inesistenti mareggiate a colpi di manganello. Oggi, a distanza di un anno, nuove demolizioni non ci sono più state, tutto è rimasto come prima, ma quelle 30 famiglie sono ancora alloggiate nei residence, con una spesa finora sostenuta dai contribuenti di quasi 600 mila euro pagati per l'emergenza abitativa, senza contare i quasi 2 milioni già spesi per l'intera operazione. Di politiche sociali, di housing sociale, come spesso si è rimepito la bocca in questi anni Alemanno, neanche l'ombra.

In altre parole, Alemanno ha usato i suoi poteri mistificando un'operazione necessaria agli affari del vicino Porto di Ostia, senza far pubblicare all'Albo Pretorio l'ordinanza, senza pensare a dove sarebbero finite le famiglie una volta demolite le loro abitazioni, senza spiegare nulla ai cittadini di cosa fare di quella zona.

Un vero pericolo non c'è mai stato all'Idroscalo dove la gente vive da più di 50 anni e il vero abusivismo di Roma non è quello dell'Idroscalo, ma è quello delle ville sull'Appia Antica o degli stabilimenti balneari di Ostia, che neppure pagano quanto dovuto, ma che Alemanno ha ignorato. Perchè allora spendere tutti quei soldi, fare un'azione di forza, spaventare la gente abbandonandola al suo destino ? Perchè questo è Alemanno, un sindaco in mano ai poteri forti che gli dicono cosa fare, un sindaco che non opera in trasparenza, un sindaco che racconta sciocchezze urbanistiche, dal rifacimento del lungomare di Ostia (che comprende l'Idroscalo) alla demolizione di Tor Bella Monaca, fino alla figuraccia della F1.

Tornando all'Idroscalo. Il potere forte in quell'area è il Porto di Ostia, il cui futuro ampliamento è definito un'opera strategica dal Comune di Roma ma il cui processo partecipativo, non divulgato e che ha coinvolto i cittadini in un'assemblea pubblica a fine dicembre, è stato 'scortato' dalla Polizia in tenuta antisommossa. Anche lì. Questo è Alemanno, che si presta a concedere ai signori del porto, con una variante urbanistica, un nuovo molo di oltre 2 km in mezzo al mare per 700 nuovi posti barca ma che dimentica da un anno di andare a parlare con i residenti dell'Idroscalo, che dal 23 febbraio si chiedono perché a loro è stato riservato quel trattamento.

All'Idroscalo vivono 500 famiglie, italiane e straniere, non i brutti, sporchi e cattivi ma persone normali che pagano le tasse, come in ogni altro quartiere di Roma. La loro colpa, dal 2001, è che in quell'area è cresciuto il porto che ora si sta ampliando nella stessa area dove insisterebbe quel rischio idrogeologico motivo per cui l'Idroscalo dovrebbe essere delocalizzato. Siamo all'assurdo, primo perchè a Roma non serve quel porto (se ne sta costruendo uno da 1500 posti barca sulla sponda opposta della foce del Tevere, a Fiumicino), secondo perché non viene alcun vantaggio collettivo da quel porto, la cui area commerciale è da anni in forte difficoltà.

Alemanno insomma è il sindaco che cura gli interessi dei privati e che dimentica quelli dei più deboli, quelli che dovrebbero essere tutelati dalle leggi (proprio perché deboli), leggi che invece Alemanno vìola in continuazione, come nel caso dell'uso della Protezione Civile.

Alemanno neppure si è mai preoccupato di dare ai più deboli un tetto dove stare. Anzi, le demolisce le case, come all'Idroscalo. Dove sono i risultati dell'housing sociale ? Solo tentativi di speculazione come a Tor Bella Monaca, dove tutti i conti presentati sono sbagliati ma a favore degli imprenditori che lì vorrebbero costruire. Alemanno neppure dice che se passerà il decreto Milleproroghe, la politica delle case andrà in mano al Governo, però spende soldi pubblici dei contribuenti per sgangherati convegni urbanistici che non forniscono alcuna soluzione.

Questo è Alemanno, arrogante, incapace, servo dei poteri forti. Un sindaco inutile per la città di Roma che vorremo presto dimenticare.

mercoledì 5 gennaio 2011

Propositi urbanistici per il nuovo anno ...

"resta sempre insoluto il grande nodo dell’urbanistica: è compito suo contrastare l’iniqua rendita di posizione, ossia l’appropriazione da parte di privati cittadini di una ricchezza che si genera nelle loro tasche senza alcun merito e senza alcuna fatica? Ricchezza prodotta da quella collett...ività che si è nel tempo fatta città pagando di tasca propria strade, scuole, edifici pubblici, servizi collettivi, insomma tutto quello che trasforma una landa incolta in luogo di residenza, lavoro e socialità. Credo sia un nodo indissolubile, che non si riesce a sciogliere ma solo a governare e che dipende dalla capacità di un Paese di muoversi verso una giustizia fiscale che recuperi alla collettività queste risorse e questa ricchezza lasciando all’urbanistica il suo vero ruolo: la definizione della forma della città e l’equilibrio delle sue funzioni. All’inizio dell’anno è lecito sognare". (estratto da: La Repubblica, Milano, 4 dicembre 2011 - di Luca Beltrami Gadola)

Appello: la società civile con la Fiom: "Sì ai diritti, No ai ricatti".


Firmate qui l’appello di protesta contro l’incredibile cancellazione di un diritto fondamentale, accettato da troppi. É proposto da Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Margherita Hack e molti altri.