martedì 31 gennaio 2012

Infernetto, Esselunga: quali prospettive di lavoro?

Il progetto del centro commerciale Esselunga è all’interno dei c.d. Patti Territoriali di Ostia-Fiumicino, nati con l’obiettivo di dare impulso allo “sviluppo di un territorio che sappia valorizzare, tutelando, il ricco patrimonio storico e ambientale professionale ed umano, riqualificando e rilanciando i motori dell'economia locale e la vocazione naturale dell'area incentrata sullo sviluppo di un turismo sostenibile”.

A prescindere dal fatto che si tratta di una mega struttura di 100 mila mc in area a rischio idrogeologico (che ha visto la morte di un uomo dopo gli allagamenti del 20 ottobre scorso), rimane un mistero come possa rientrare nel quadro del Patto Territoriale questo centro commerciale. Per altro, rimangono anche poco chiari i benefici in termini occupazionali e di ricchezza diffusa, uno dei requisiti del Patto Territoriale.

Ricordiamo a tutti coloro che appoggiano il progetto del centro commerciale Esselunga all’Infernetto, in nome dell’occupazione, che da 3 mesi è in atto un presidio permanente da parte delle tre cooperative dei reparti di macelleria e ortofrutta contro la Safra, il consorzio che gestisce le tre cooperative in servizio ai magazzini di Limito di Pioltello, il cuore pulsante dell’intero sistema Esselunga. La battaglia riguarda le condizioni di lavoro definite “disumane”, in cui gli operai vengono “vessati ed intimiditi”. “Spostare 1.400 scatole in sei ore vuol dire avere 15 secondi per ognuna. Basta una pausa in bagno più lunga del solito e manchi l’obiettivo. Il capo ti punisce. “Domani non presentarti al lavoro”, ordina. E quel giorno rimani senza paga”. Questo raccontano gli operai. A questo si aggiungerebbe lo sfruttamento di manodopera a basso costo che spesso non conosce nemmeno la lingua italiana, disponibile “a spostare 18 bancali in un’ora” e non sono mancati gli incidenti sul lavoro. L’azienda, denunciano i Cobas, ha "comportamenti antisindacali costringendo a firmare un impegno a non scioperare". Quello che si svolge, secondo i Sindacati, nella dura realtà dei magazzini di Pioltello è un altro film, completamente diverso da “Il Mago di Esselunga” girato da Giuseppe Tornatore e distribuito in questi giorni nel XIII Municipio. Denunciano che siamo di fronte ad un film che narra di come le finte cooperative che operano in Esselunga organizzano centinaia di lavoratori immigrati secondo un sistema di interposizione illecita di manodopera. Un mondo fatto di condizioni di lavoro miserevoli, di fatiche, di sfruttamento, di ricatti, di umiliazioni e maltrattamenti continui, di diritti negati, di contratti sistematicamente violati, di ritmi di lavoro insopportabili (imposti nel totale disprezzo delle norme sulla salute e sicurezza), di salari che si riducono ad ogni rinnovo di appalto e di contratto.

Altro che mago, qui viene solo il magone!

mercoledì 25 gennaio 2012

Ponte della Scafa, LabUr: "Allibiti dalle dichiarazioni di Bonessio (Verdi)"

Siamo noi ad essere allibiti dalle dichiarazioni di Nando Bonessio, presidente dei Verdi del Lazio, sull’assenza dei percorsi ciclo-pedonali nel progetto del Nuovo Ponte della Scafa,
un progetto presentato nel 2006, già andato in gara e aggiudicato in via provvisoria il 23 dicembre 2010. Forse Bonessio era troppo impegnato con gli strascichi delle sanatorie amministrative per le opere dei Mondiali di Nuoto 2009, visto che si accorge dopo anni che manca la pista ciclabile, ma tace sul mega danno ambientale dell'opera, dichiara Paula de Jesus, urbanista, a nome di LabUr, laboratorio di urbanistica.

___________________________

PONTE SCAFA, BONESSIO (VERDI): NIENTE CICLABILE, PARTE PETIZIONE (OMNIROMA) Roma, 25 GEN - «Siamo rimasti letteralmente allibiti quando, a seguito di una richiesta a firma del nostro capogruppo Angelo Bonelli, in cui si chiedeva all'amministrazione di Roma Capitale se nel progetto stradale del nuovo Ponte della Scafa e relativa viabilità di collegamento fossero previsti percorsi ciclo-pedonali, l'assessore alle Politiche dei Lavori Pubblici del Comune di Roma Capitale ci ha cortesemente risposto che, da parte degli Uffici ed Enti coinvolti, nessuno aveva mai provveduto ad inserire tale prescrizione, disattendendo le normative regionali e nazionali (tra cui la legge 333/98) che prevedono che nelle nuove infrastrutture di viabilità siano presenti percorsi in sicurezza per la mobilità ciclabile e pedonale». Così in una nota Nando Bonessio, presidente dei Verdi del Lazio. «In un'epoca in cui la mobilità sostenibile, in particolare quella ciclabile, assume un rilievo crescente, anche quale elemento di sviluppo turistico del territorio, oltre che come elemento in grado di rappresentare un'alternativa ecologica ed »economica« all'automobile, ancor più in considerazione del caro-benzina, scoprire che nella progettazione di un'opera che costerà decine di milioni di Euro alla collettività non siano stati previsti percorsi ciclo-pedonali è qualcosa a dir poco di incredibile. Per tale ragione - conclude Bonessio - come Ecologisti, Reti Civiche e Verdi Europei del Lazio, in collaborazione con le associazioni di ciclisti e pedoni del Litorale Romano e del Lazio, promuoveremo una petizione on-line affinché si provveda ad inserire, da subito, dei percorsi ciclo-pedonali nel progetto del nuovo Ponte della Scafa, consentendo una mobilità sostenibile tra Ostia ed il Comune di Fiumicino»

sabato 21 gennaio 2012

Ostia, scene di ordinaria amministrazione

Mai titolo fu più azzeccato da una redazione, perché di Ostia in Italia si parla solo per le sue figuracce. E poi parlano pure di waterfront ...
Il mio video di risposta a quello che ha fatto il giro d'Italia.

giovedì 19 gennaio 2012

Acilia, Terrazze del Presidente: una sentenza buffa che sa di beffa

Disponibili le motivazioni della sentenza. Il Giudice dell'Udienza preliminare per le Terrazze del Presidente, dr. Roberto Saulino, ha liquidato così il 13 dicembre 2011, nei seguenti tre punti, una delle pagine più sporche dell'urbanistica romana:

1) dal 1990 al 1993 c'è stata lottizzazione abusiva, ma il reato è ampiamente prescritto;
2) dal 1993 al 2003 non si è registrata alcuna attività edilizia;
3) dal 2003 al 2008, non essendo imputabile alcuna "illiceità della preesistenza", ci sono stati regolari interventi di completamento delle strutture esistenti, così come sono regolari le 970 concessioni edilizie in sanatoria rilasciate dal 7 marzo 2003 al 5 dicembre 2004 da parte del Comune di Roma.

Molte le imprecisioni nella sentenza, molte le considerazioni arbitrarie condite da dettagli inutili, del tutto trascurati i problemi urbanistici dell'area con una superficialità a dir poco imbarazzante. Per entrare all'interno della sentenza occorre fare chiarezza sulla vicenda delle Terrazze del Presidente, procedendo per punti.

LE ORIGINI
Tutto ha origine nel 1984 quando il costruttore Antonio Pulcini cercò di acquisire l’area dalla Federconsorzi, più esattamente di proprietà dell'Acilia Agricola e dell'Agridomus, due società targate Fedital. Pulcini avanzò l'offerta di acquisto attraverso la società Dueppi, ma la transazione si bloccò fino a quando la Società Cognizioni Edificatorie Moderne, del gruppo Grassetto di Ligresti, si impegnò a rilevare i terreni della Federconsorzi per 21 miliardi di lire. La Eur Servizi Terziari divenne così la Società che condusse in porto l’operazione, grazie ai fidi concessi dall’allora Banco di Napoli. Il 30 maggio del 1990 la EUR Servizi Terziari otteneva la concessione edilizia n.937 dalla Regione Lazio per la realizzazione di un complesso produttivo composto da uffici e negozi, concessione che, dopo varie vicissitudini, veniva annullata con la sentenza n.162 del 1 febbraio 1995 dal Consiglio di Stato. I lavori, iniziati nel 1990, si erano interrotti il 2 luglio 1993. In tale data il Consiglio di Stato aveva infatti ravvisato l'insufficienza dell'urbanizzazione dell'area. Nel frattempo erano sorti 12 edifici da 9 piani per un totale di superficie lorda complessiva di 110.000 mq e di 724 unità immobiliari. Il condono tombale del 1994, targato Berlusconi, gli accordi con la giunta Rutelli e poi la compiacenza nel rilasciare sanatorie sotto Veltroni, hanno fatto il resto, fino al sequestro preventivo del 19 dicembre 2008, sotto la giunta del nuovo sindaco Alemanno.

L'ACCUSA
L'accusa si è concentrata sulle due richieste di condono avanzate dall'EUR Servizi Terziari nel 1995, ritenute non ammissibili perché corredate da presunte false perizie giurate. Una, utilizzando l'art.39 della legge n.724 del 23 dicembre 1994, l'altra impiegando l'art.43 della legge n.47 del 28 febbraio 1985. Per ottenere il condono, era infatti necessario dimostrare da parte del costruttore che la richiesta di cambio di destinazione d'uso da produttivo a residenziale si riferisse alle opere abusive risultanti ultimate entro il 31 dicembre 1993. Proprio in funzione di tale data di scadenza, l'accusa ha ritenuto falso il verbale di sopralluogo del 3 giugno del 2003 (in cui si dimostrava l'avvenuto cambio di destinazione d'uso per il quale si richiedeva il condono) e ha ritenuto falso il progetto, non conforme a quanto realmente costruito, presentato per frazionare gli edifici in 1.367 unità immobiliari. In altre parole, secondo l'accusa, persa la concessione edilizia, la EUR Servizi Terziari avrebbe giocato la carta del condono mistificando la realtà con false perizie, sopralluoghi e progetti, in questo aiutata dagli uffici dell'amministrazione capitolina, per ottenere oltre 1.000 appartamenti da vendere ai privati.

IL GIUDICE SAULINO E LA COMPATIBILITA’ URBANISTICA

L'accusa però non aveva fatto i conti con il dr. Saulino, capace di sostenere la seguente affermazione, madre di tutta la sentenza: "(al nuovo Piano Regolatore Generale) sono state allegate tavole che prevedono oltre all'edificato in contestazione anche tutte le opere di raccordo con il contesto urbanistico adiacente. A fronte di ciò non può che prendersi atto del sopraggiunto inglobamento dell'edificato nella nuova destinazione urbanistica dell'area".

Insomma, le Terrazze del Presidente sono diventate con la sentenza di Saulino urbanisticamente compatibili semplicemente perché, secondo quanto afferma Saulino, si è passati dal PRG del 1965 (vigente al momento della concessione 937 del 1990), in cui l'area in oggetto era a destinazione M1, cioè "attrezzature per servizi generali pubblici", al PRG del 2008, che la classifica invece come T3, cioè "tessuti di espansione novecentesca a tipologia libera".

Il ragionamento del dr. Saulino è stato il seguente. Ha preso in esame le opere di urbanizzazione primaria, ma non tutte, solo le strade e solo quelle inserite, sotto la giunta Rutelli (delibera di Giunta n.115 del 26 gennaio 1999) all’interno di una convenzione tra Comune di Roma e EUR Servizi Terziari. Eur Servizi Terziari infatti, avendo richiesto un condono, ai sensi dell’art. 39, L. n° 724/94, e dovendo dunque riconoscere quasi 18 miliardi di lire di oneri concessori, aveva avanzato la richiesta (accettata dal Comune di Roma), di realizzare opere di urbanizzazione primaria direttamente a scomputo per l’importo degli oneri concessori dovuti. Tra le opere di urbanizzazione era stata inserito anche il raddoppio della via di Acilia. Il raddoppio in 9 anni (dal 1999 al 2008, cioè dalla firma della convenzione al sequestro) non è mai avvenuto, se non per poche centinaia di metri dell'affaccio delle Terrazze del Presidente su via di Acilia e su forzatura del PD ad inizio 2008, in piena campagna elettorale e poco prima del'approvazione del nuovo PRG. I restanti 2,5 km, il sottopasso della via Cristoforo Colombo non vengono realizzati, sebbene vengono finiti e venduti quasi tutti gli appartamenti. Per il dr. Saulino la EUR Servizi Terziari si è comportata correttamente e il raddoppio della via di Acilia si è arrestato solo "a seguito e per effetto del disposto sequestro preventivo" del 19 dicembre 2008. Per il dr. Saulino sulle tavole del PRG è tutto in ordine, bello disegnato, anche se non esistente e non realizzabile. Peccato che il dr. Saulino si sia interessato solo delle strade (e solo di alcune) e non degli altri servizi che rientrano nel concetto comune di 'compatibilità urbanistica' (scuole, fognature ecc) e che non erano previsti neppure dal Comune di Roma nella convenzione. Addirittura per il dr. Saulini non è neppure cambiato il numero di abitanti insediabili a fronte del folle frazionamento concesso dagli uffici capitolini in 1.367 unità immobiliari dalle 724 iniziali: "il numero è dato dal rapporto tra Superficie Utile Lorda ed il parametro fisso di 37,5 mq". Come dire: poiché sono sempre 110 mila mq, non potranno esserci più di 2.933 abitanti, a prescindere da quanto siano grandi gli appartamenti. Peccato che questo non corrisponda a realtà.


Per il dr. Saulino il concetto è dunque: se il Comune di Roma ha considerato le Terrazze del Presidente parte del PRG e se ha stipulato una convenzione con EUR Servizi Terziari per realizzare la viabilità locale, c'è compatibilità urbanistica. Questo, urbanisticamente, non è così.

- Lottizzazione abusiva ma non troppo
Nella sentenza non c'è una riga spesa a rilevare i conclamati disagi della popolazione residente in tutti questi 18 anni a causa di una mancata urbanizzazione dell'area dovuta all'inserimento forzato del complesso delle Terrazze del Presidente. Non solo, ma il dr. Saulino si prodiga nel dimostrare che è una semplice scelta urbanistica del Comune di Roma e che la EUR Servizi Terziari ha fatto tutto regolarmente, a parte l'abuso di aver costruito senza concessione 110 mila mq con ricavi per la proprietà di centinaia di milioni di euro (il costo è di 5 mila euro/mq). Per il dr. Saulino quell'illecito è infatti prescritto.
E su questo punto è necessario aprire un inciso. L'illecito prescritto è quello della lottizzazione abusiva compiuta fino al 1993, descritta ai sensi dell'art.30 e sanzionata ai sensi dell'art.44 del D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380.
La lottizzazione abusiva fa parte di quei reati penali a carattere permanente e progressivo; anche la condotta successiva di esecuzione di opere di urbanizzazione o di costruzione di opere edilizie, prolunga l'evento criminoso. Un reato penale si prescrive, ma l’illecito amministrativo rimane, anche se l'abuso edilizio come tale può essere ablato o mediante sanatoria con sanzione o mediante riconduzione in pristino dello stato quo ante. Ebbene, la prescrizione del reato di lottizzazione abusiva, vale a dire l'estinzione del reato a seguito del trascorrere di un determinato periodo di tempo, decorre “dal giorno in cui è cessata la permanenza o la continuazione” del reato stesso. Essendo passati 15 anni dal 1993 al 2008 è vero che il reato di lottizzazione abusiva sarebbe prescrivibile se restasse limitato al 1993, ma resta il fatto che fino al 2008 le costruzioni sono state tutte terminate. E qui interviene nuovamente il dr. Saulino che non riconosce alcuna lottizazione abusiva tra il 2003 e il 2008 perché in quel periodo ci sono state regolari concessioni edilizie in sanatoria per le singole unità immobiliari. Insomma, l'abuso dei 12 palazzi rimane, il reato di lottizzazione va in prescrizione e dal 2003 i palazzi si trasformano in tante unità immobiliari che è possibile condonare, ma che devono intendersi a sé stanti rispetto al progetto lottizzatorio. Era questo proprio uno dei punti denunciati da noi nella trasmissione 'Report' nel maggio 2008.

- Il condono
Quindi, secondo il dr. Saulino, le Terrazze del Presidente sono compatibili urbanisticamente con il restante territorio perché inserite nel PRG del 2008 e non sono neppure una lottizzazione abusiva, nel senso che, pur senza alcuna concessione edilizia, si tratta di tante unità immobiliari singolarmente condonate. Il dr. Saulino spiega addirittura perché è stato giusto condonarle. Secondo il dr. Saulino le opere realizzate fino al 1993, cioè gli scheletri in cemento armato dei palazzoni, non dimostravano una destinazione d'uso diversa da quella residenziale. Infatti nel sopralluogo del 3 giugno 2003 (che l'accusa ritiene un falso, eseguito nella fase di istruttoria del condono in presenza di un funzionario dell'USCE, l'Ufficio Speciale Condono Edilizio del Comune di Roma), secondo il dr. Saulino, erano evidenti gli elementi caratteristici di una tipologia residenziale (forometrie per le cappe della cucina e dei servizi sanitari, spezzoni di tubi geberit) e dunque per Saulino sono la prova che la richiesta di cambio di destinazione d'uso da produttivo a residenziale era motivata. L'accusa aveva invece rilevato nel 2008, all'interno di uno dei due edifici rimasti ancora uno scheletro in cemento armato, che gli scarichi dei servizi erano posizionati in maniera casuale tanto da finire alcuni direttamente sulle scale, e dunque c’era una simulazione della natura residenziale delle opere. Da qui l'accusa di falso sia del verbale di sopralluogo che del progetto allegato nel 2003. Il dr. Saulino ha eccepito invece che non c'era alcuna evidenza che gli edifici ispezionati dai consulenti tecnici dell'accusa nel 2008 fossero gli stessi fatti oggetto del sopralluogo nel 2003, anzi quelli del 2003 erano stati, secondo lui, regolarmente completati grazie proprio alle sanatorie e il progetto post-operam ne era la prova. Resta il fatto grave che il dr. Saulino considera regolare anche l'edificio ispezionato nel 2008 e che ritiene attendibili i dati di un sopralluogo effettuato dopo 10 anni dai termini previsti per il condono (opere terminate entro il 31 dicembre 1993), quando, tra le altre cose, mai si è visto a Roma un funzionario dell'USCE prender parte a un sopralluogo per convalidarlo con la sua presenza. In questo modo, cadono, sia per prescrizione che per argomentazione, tutte le accuse di falso.

CONCLUSIONI
L'accusa ha sostenuto che non potevano essere concesse le sanatorie dal 2003 al 2008. Questo perché non solo si era concesso di trasformare uffici e negozi in abitazioni, quando le opere ferme dal 1993 testimoniavano invece che non c'era stata alcuna intenzione da parte del costruttore di cambiare la destinazione d'uso delle unità immobiliari, ma soprattutto perché fino all'adozione del nuovo PRG il 14 febbraio 2008 valeva il vecchio PRG del 1965, con il vincolo M1. In effetti non c'erano, non sono previste e non ci saranno mai tutte le opere di urbanizzazione necessarie per un simile insediamento. Scuole non ci saranno, così come lontanissimo è il raddoppio della via di Acilia ed il sottopasso della via Cristoforo Colombo. Ma intanto si continua a vendere grazie al dr. Saulino, che ha poggiato tutta la sua sentenza su ragionamenti che urbanisticamente non stanno in piedi. Noi, che abbiamo nel 2008 portato alla luce questo scandalo attraverso la trasmissione Report "I Re di Roma", possiamo con tranquillità affermare che la sentenza del dr. Saulino non solo non stabilisce la verità dei fatti, ma nemmeno giustizia. Anzi, rappresenta la (in)degna chiusura di uno scandalo urbanistico tutto e solo italiano.

Ma si sa, l’urbanistica è morta e la giustizia non sta molto bene.

(paula de jesus in collaborazione con LabUr)

Un numero speciale del giornalino del Comitato Civico 2013 è dedicato proprio alle Terrazze del Presidente. Un po' di storia per non dimenticare cosa dissero allora i politici che ancora oggi bazzicano: LINK

sabato 14 gennaio 2012

Complanari C. Colombo: non si realizzeranno. Gli ‘escamotage’ del Comune di Roma per rendere legale ciò che è illegittimo e cementificare la città.

Le complanari della Via Cristoforo Colombo non si faranno. Le motivazioni della loro non fattibilità sono contenute proprio nell'ordinanza del Sindaco di Roma n.265 del 17 febbraio 2010, con cui si autorizzano le complanari.

Tutto ha inizio il 19 novembre 2009 con la nota n.57687 dell'Assessore alle Politiche dei LL.PP., Fabrizio Ghera, con la quale viene richiesto l'inserimento nel 'Piano di riqualificazione delle strutture viarie e per la mobilità' dell'intervento di 'Realizzazione delle complanari della Via Cristoforo Colombo', opera a cui è stato attribuito il codice di classificazione C1.1-079. Si tratta di due corsie per senso di marcia in affiancamento all'attuale Via Cristoforo Colombo per una sezione stradale di mt. 9.50 ed una lunghezza totale di circa mt. 3.800, "oltre alla riqualificazione del viadotto esistente sul Fosso di Malafede". La realizzazione è finanziata, nel Piano degli Investimenti allegato al progetto di bilancio 2010-2012, per un importo di 16 milioni di euro tramite 'alienazione di beni' (codice OP1002210001).

Premesso che i fondi dovevano reperirsi già nel 2010, ma così non è stato, il problema principale è nella fonte di finanziamento, così come consentita dal Testo Unico degli Enti Locali (D.lgs. n. 267/2000), Parte II, Titolo IV, Capo I, art.199, comma 1, lettera c). L'alienazione di un bene interessa infatti il patrimonio disponibile dell’ente, in questo caso il Comune di Roma, che può essere utilizzato per la realizzazione di opere pubbliche, l’acquisizione di altro patrimonio immobiliare o la copertura di perdite di gestione delle aziende pubbliche di trasporto (ATAC). I singoli segmenti di beni in cui si può suddividere il patrimonio del Comune di Roma, sono:

1- Il patrimonio a reddito e di Edilizia Residenziale Pubblica (E.R.P.);
2- I beni ad uso istituzionale: gli edifici scolastici, i servizi e gli uffici dell'ente (centri sociali, culturali, strutture sanitarie e di assistenza, mercati, uffici centrali e sedi locali);
3- Le aree, i terreni ed il verde pubblico;

4- I beni storico artistici e del patrimonio archeologico monumentale (aree archeologiche, monumenti, musei, gallerie, teatri, edifici vincolati, ville storiche, cimiteri).

Esclusi i beni di cui ai punti 2) e 4) per ovvii motivi e i beni del punto 3) (in quanto al Comune conviene costruire sopra i propri terreni piuttosto che venderli), per finanziare tramite 'alienazione di beni' le complanari della Via Cristoforo Colombo, resta solo parte del punto 1). Infatti secondo il comma 5 dell’art.1 della Legge 24 dicembre 1993 n. 560, il ricavato dell'alienazione degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica è utilizzabile esclusivamente per la realizzazione di programmi finalizzati allo sviluppo di tale settore e non per altro (le complanari della Colombo, ad esempio). In particolare con la Legge 266/2005 (Finanziaria 2006) è stato stabilito che i proventi da questo tipo di alienazione sono destinati:

a) alla realizzazione di nuovi alloggi;
b) al contenimento degli oneri dei mutui sottoscritti da giovani coppie per l’acquisto della prima casa;
c) a promuovere il recupero sociale dei quartieri degradati;
d) per le azioni in favore di famiglie in particolare stato di bisogno.

Del punto 1) restano dunque solo le unità immobiliari che non hanno finalità di edilizia residenziale pubblica, la cui alienazione però (secondo sentenza del TAR Lazio - Roma, n.10993, 8 novembre 2007) dovrebbe essere preceduta da una gara per pubblici incanti, risultando illegittimo procedere a trattativa privata. Ci sono però due ‘escamotage’ che il Comune di Roma sta percorrendo di questi tempi per rendere legale quello che è illegittimo. Uno è il meccanismo impiegato per esempio all'interno della Proposta n. 53/2011, in discussione questi giorni presso l'Assemblea Capitolina. Si tratta dell'autorizzazione all'alienazione del diritto di cubatura in capo a Roma Capitale di cui all'art. 7, comma 3 della Convenzione relativa all'ATO 110 Riserva Verde ('Parco di Plinio' all'Infernetto, Via Salorno).

In altre parole, accade questo. Il Comune stipula con un privato una Convenzione Urbanistica, consentendogli una maggiore edificazione concentrata in singoli comparti grazie allo strumento della compensazione edificatoria. Poi, lo stesso Comune si ritaglia su questa maggiore edificazione un diritto di cubatura, su cui si riserva di definirne le modalità di fruizione. Quindi, prima della costruzione dei singoli comparti, si vende le cubature senza alcuna trasparenza e pubblicità come invece dovrebbe essere per assicurare un maggior introito per l'amministrazione. Nel caso della convenzione 'Parco di Plinio' all'Infernetto, si tratta di 2.113,5 mq derivanti dalla compensazione del comprensorio E1 Monti della Caccia e di 1.733.30 mc di diritto di cubatura per il Comune di Roma, in pratica un edificio chiamato Z6 a 4 piani da edificarsi sopra i resti interrati di un acquedotto romano per la cui salvaguardia si schierò addirittura nel 2008 la Presidenza della Repubblica. In questo modo si procederà anche per la convenzione urbanistica da 200 mila mc (sempre all'Infernetto) legata al costruttore romano Sandro Parnasi, Presidente di Parsitalia, realizzatore del centro commerciale Euroma2 all’EUR, dove atterrerà la compensazione edificatoria di Monte Arsiccio.

Il secondo ‘escamotag’e è quello di legare le sorti delle complanari della via Cristoforo Colombo a quelle del fumoso e inesistente progetto del 'Waterfront', cioè il milione di metri cubi voluti da Alemanno sul lungomare di Ostia. E' stato Errico Stravato, Direttore del Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica di Roma Capitale, a dichiarare il 15 luglio 2011 che "le complanari della via Cristoforo Colombo saranno derivate dalla valorizzazione del lungomare di Ostia". Il meccanismo è sempre lo stesso: concedere maggiori cubature ai costruttori, riceverne parte in cambio per un finto uso pubblico per poi rivenderle prima delle edificazioni, ma le cubature in più non sono concesse dalle compensazioni edificatorie bensì da progetti strategici per opere di pubblica utilità.

Allora, perché non si faranno le complanari della via Cristoforo Colombo? Primo perché 16 milioni di euro per le sole complanari, considerando un valore ottimistico di alienazione di 2 mila euro/mq, corrispondono almeno a nuovi 25 mila mc di cemento e non sarà possibile farlo in trattativa privata. Secondo, perché il sistema di finanziamento attraverso l'alienazione di beni per la realizzazione di opere viarie non è limitato alle sole complanari, ma anche alla viabilità ancora da realizzare, tra cui l'adeguamento della Via del Mare – Via Ostiense in entrata a Ostia, per un totale generale di oltre 43 milioni di euro (altri 70 mila mc di cemento).

Fare nuove strade dunque significa portare nuovo cemento, senza mai recuperare il gap precedente. Barattare ogni km di strada con 6 mila mc di cemento è quello che vogliono i cittadini ?

lunedì 9 gennaio 2012

Infernetto, centro commerciale Esselunga: non esiste alcun parere idraulico

E’ ufficiale: il Comune di Roma non ha mai consultato il Consorzio di Bonifica Tevere e Agro Romano (CBTAR) per chiedere il parere idraulico di competenza sul mega centro commerciale dell'Esselunga (oltre centomila metri cubi) che dovrebbe sorgere lungo la Via CristoforoColombo, angolo Via Canale della Lingua, località Infernetto. Lo comunica oggi via fax lo stesso CBTAR che chiede anche alla Provincia di Roma (Dip.to IV, Ser. II, Ufficio Difesa Suolo) di essere informato "su eventuali pareri rilasciati in merito all'argomento".

Il fatto è grave perché il Comune di Roma non si è mai preoccupato dell'impatto idrogeologico in un'area fortemente a rischio, che ha visto proprio all’Infernetto la fine tragica di un uomo lo scorso 20 ottobre, malgrado da 9 anni interloquisca con la Regione Lazio su questo progetto. Mai ha coinvolto il CBTAR, nel cui Statuto (2001) sono attribuite funzioni e compiti dettati proprio dalle leggi regionali per assicurare la "elaborazione dei piani territoriali ed urbanistici".

Ben tre Presidenti del Municipio XIII, Davide Bordoni, Paolo Orneli e oggi Giacomo Vizzani, hanno mostrato totale disinteresse verso questo cruciale passaggio amministrativo che inerisce la sicurezza e l’incolumità pubblica e privata. La Regione Lazio deve ancora pronunciarsi, ma voci di corridoio parlano di pressioni di qualche assessore al Comune di Roma perché si realizzi al più presto l’ennesimo mega centro commerciale, contraddicendo così quanto sostenuto nel 2008 dall’Assessore alle Politiche del Commercio e Sviluppo del Litorale, Davide Bordoni, che chiedeva la limitazione di nuove aperture. Siamo di fronte all’ennesimo progetto timbrato e firmato dall’Ing. Renato Papagni, che nella relazione tecnica ha dichiarato incredibilmente che“i canali (in cui sorgerà la mega struttura) appartengono al reticolo di drenaggio della bonifica di Ostia, che convoglia le acque superficiali verso il fiume Tevere”, quando invece tutti sanno che le acque vanno al mare. Questa volta sicuramente la Provincia di Roma interverrà sulla questione idrogeologica del territorio.

Assobalneari e Papagni, divorzio all'italiana?

"Bando sulle spiagge libere: il presidente dell’Assobalneari Lido di Roma, Renato Papagni, scrive al presidente del tredicesimo municipio Giacomo Vizzani. «Siamo a disposizione - si legge nella missiva - per un incontro al fine di ragionare insieme in un quadro più ampio di sinergia e collaborazione tra ente locale, imprenditoria privata e sistema turistico balneare. Alla luce anche della vicina ondata di liberalizzazioni che coinvolge ristoranti, chioschi, bar e locali che si affacciano sul mare». La lettera è stata spedita ieri, mentre il municipio era agli ultimi atti della stesura del bando per ben dieci spiagge libere. «Non c’è interessamento da parte dell’Assobalneari - precisa Papagni - a partecipare al bando per l’assegnazione però l’associazione è disposta, ponendosi super partes, ad offrire il proprio contributo al momento in cui ci saranno gli incontri per definire criteri su cui formare le nuove norme e stabilire le modalità». Al termine della lettera si legge poi: «Dovremmo perseguire il comune obiettivo di rilanciare l’offerta turistica di Roma Capitale». (Dal Il Messaggero, cronaca di Ostia, del 5 gennaio)


Se i gestori dei chioschi hanno deciso di mettere nero su bianco la propria sfiducia nei confronti dei criteri di assegnazione stabiliti dalla giunta municipale, una delle principali associazioni di rappresentanza degli imprenditori balneari del Lido parla, al contrario, di "una notizia accolta con grande ,A )(1 disfazione". "Da troppo tempo intatti, circa 10 anni — scrive Renato Papagni, presidente di Assobalneari, in una lettera indirizzata a Vizzani - si avvertiva la necessità di una norma che regolarizzasse la gestione pubblica delle spiagge, fondata sulla meritocrazia e su una visione prospettica che ponga basi di progettualità e gestione chiara e controllata delle risorse umane che vi lavoreranno". "Come saprai — dice ancora Papagni - non c'è interessamento da parte di Assobalneari a partecipare al bando per l'assegnazione, in qualità di presidente di Assobalneari, posso però dirti che l'associazione è disposta, ponendosi super par-tes, ad offrire il proprio contributo nel momento in cui vi incontrerete per definire criteri su cui formare le nuove norme e stabilire le modalità". Ancora in merito agli indirizzi adottati dalla giunta, il presidente di Asso- balneari esprime soddisfazione in merito a una "politica che, oltre a salvaguardare la gestione corretta e trasparente delle spiagge libere del litorale, agisce privilegiando il sistema lavoro in linea con il rafforzamento dell'eco- nomia del XIII municipio che l'asse balneare può e deve consolidare, rappresentando il mare di Roma. Siamo dunque a disposizione — conclude - per un incontro al fine di ragionare insieme in un quadro più ampio di sinergia e collaborazione tra ente locale, imprenditoria privata e sistema turistico balneare. Alla luce, anche, della vicina ondata di liberalizzazioni che coinvolge tutte le attività di somministrazione, ristoranti, chioschi, bar locali che si affacciano sul litorale". (da Il Giornale di Ostia del 6 gennaio)


Renato Papagni dunque continua a parlare in nome e per conto di Assobalneari, ma sul sito di Assobalneari Italia risulta:

Federturismo: Papagni allontanato dal sistema per gravi inadempienze, Roma, 13 ottobre 2011(http://www.assobalneariitalia.it/news.php?nid=153). Altrove, si legge, tra gli associati: Assobalneari Lazio, Presidente - Renato Papagni (http://www.assobalneariitalia.it/associati.php#lazio). Renato Papagni è stato poi eletto il 1° dicembre 2011 come presidente della FederBalneari Italia, nuova realtà rappresentativa e associativa del comparto balneare turistico nazionale, aderente a Confimprese Italia-Confapi, che dice di riunire "oltre 800 imprese del settore balneare sull'intero territorio nazionale", notizia seccamente smentita dalla Federturismo: "Alcune minoranze - e non si tratta davvero di 800 operatori - sono state allontanate nei mesi scorsi da Assobalneari a causa di una gestione poco trasparente dell'Associazione". Insomma, Renato Papagni, amico del Senatore del PDL Paolo Barelli, presidente FIN (vedi Polo Natatorio), amico di Davide Bordoni (Assessore al Comune di Roma), amico di Massimiliano Giandotti. Presidente A.F.O.L. Associazione Forense Ostia Lido, ecc. ecc., a che titolo parla con le istituzioni locali di Roma e del XIII Municipio? Chi e cosa rappresenta l'Ing. Renato Papagni oltre i suoi affari ?

Papagni non si può definire il più amato dai balneari. E' del 21 dicembre 2011 la notizia

Attimi di tensione, contestato un collega
Non tutto è filato liscio nella missione dei balneari a Roma. La polizia ha impedito alla carovana di camper e auto di raggiungere la zona del Circo Massimo, stoppandola al quartiere Eur, vicino al Palasport. Questo ha fatto innervosire e non poco i concessionari: l'obiettivo, così come si erano prefissati i partecipanti partiti dalla Versilia lunedì mattina, era incontrare media e cittadini nel cuore della Capitale. Ci sono stati attimi di tensione con le forze dell'ordine. Poi per fortuna, dopo scambi di idee piuttosto rustici, la temperatura ambientale è ritornata ai livelli normali e la carovana - che appunto avrebbe dovuto partorire una manifestazione in piazza Bocca della verità - è ripartita verso nord. Ma nel viaggio già qualcosa era capitato. Nel percorso la carovana è finita davanti al bagno Le Dune di Ostia, gestito da Renato Papagni. Alla maggior parte dei lettori il nome non dice alcunché: ai balneari invece è noto. Si tratta di un ex sindacalista che molti colleghi vedono come il fumo negli occhi. Il perché è da ricercare nel comportamento, non sempre ortodosso, che Papagni avrebbe tenuto negli ultimi anni. È accusato di aver recintato la spiaggia, di aver costretto i bagnanti a sottostare alle sue regole. Insomma: un collega che agli occhi dei concessionari avrebbe il torto di favorire nell'opinione pubblica l'immagine del balneare approfittatore e arrogante. E gira voce - tanto per gradire - che si sarebbe espresso a favore delle aste delle concessioni demaniali. Comunque, una volta giunti in prossimità delle Dune alcuni camper si sono fermati e si sono diretti verso lo stabilimento. Da lì si è cominciato a inveire contro Papagni, che era presente ma ha avuto l'accortezza di starsene buono. Gli organizzatori della carovana hanno riportato la calma, non senza fatica.
(da Il Tirreno)

mercoledì 4 gennaio 2012

Italia-Programmi.net, truffa on-line

Malgrado l'antitrust abbia comunicato, secondo quanto riporta webnews.it ,di aver stabilito una sanzione pari ad 1,5 milioni di euro per la Estesa Limited, azienda con sede alle Seychelles responsabile della nota truffa “Italia-Programmi.net” (ex “Easy Download”), il 3 gennaio ho ricevuto una loro mail in cui, oltre all'allegato PDF, mi scrivevano:

"Gentile Signora,
la ringraziamo per l'iscrizione a pagamento del 17/12/2011 19:40 (indirizzo IP: 87.10.36.43) effettuata
da http://www.italia-programmi.net/sign.php?364. Non avendo fatto ricorso al diritto di recesso di 10 giorni,
siamo lieti di poterla annoverare tra i nostri clienti per il portale di download premium www.italia-programmi.net."

Siccome sono una Gentile Signora gli ho risposto molto gentilmente in copia alla Polizia Postale:

Cari signori del Italia-programmi.net,

Non so quali reati voi stiate commettendo, però di sicuro almeno uno ci sarà, ma mi sono presa la briga di rispondervi per segnalarvi che siete talmente, ma talmente peracottari, come si dice a Roma, che avete fatto una serie di errori da principianti.

1) L'IP che avete segnato nell'allegato in PDF non solo non è il mio, ma è di un provider con il quale non ho un contratto

2) Avete sbagliato il mio cognome, il mio indirizzo e la città

3) Io non ho mai navigato nel vostro putrido sito

4) Io non faccio acquisti on-line

5) e infine, Sabato 17 Dicembre ero bellamente a trastullarmi altrove e a fare qualcosa di meglio che stare davanti ad un PC e siccome in casa mia c'era solo il cane, dubito fortemente che sia stato in grado di collegarsi ad Internet e al vostro putridissimo sito.

Nel frattempo vi allego un LINK in cui si parla del vostro putridissimo sito e vi pregherei di non osare MAI PIU' inviarmi una vostra mail al mio indirizzo che è riservato!

Un vostro MAI cliente ... (Comunque compatisco la vostra disperazione).

domenica 1 gennaio 2012

Censimento ISTAT 2011: che Paese primitivo!

Oggi mi sono decisa a compilare via internet il modulo del censimento ISTAT 2011 e ho scoperto che questo Paese è sessista e pure un bel po' razzista perché non era affatto interessato a sapere se guido l'auto, se uso internet o un cellulare ... insomma, non mi ha chiesto nulla su tutta una serie di informazioni legate al mio grado di emancipazione, che sono invece presenti nei questionari delle donne con cognome italiano. Gli interessava solo sapere in quale paese fosse nato mio padre, mia madre, il mio grado di scolarizzazione e se ho un lavoro, perché evidentemente il fatto che io abbia un cognome straniero, malgrado io sia italianissima, mi esclude dall'accedere ad un livello superiore a quello di un primate. Neanche nell'alto medioevo!
Statisticamente non capisco che fotografia possano fare di questo Paese e della condizione delle donne ...

Buon 2012 anche perché ...

...
Dura è la vita. Per mia sicurezza
verserò nella Banca del Futuro
quantità limitate di valuta.

Dubito che abbia grandi capitali.
E comincio a temere che alla prima crisi
all’improvviso cessi i pagamenti.

(C. Kavafis)