mercoledì 22 febbraio 2012

Game Over - Assemblea Pubblica: Grandi Eventi e Crisi - Il mio intervento

E’ evidente che le cose da dire sarebbero tantissime e pertanto proverò solo a toccare alcuni punti rimandando gli approfondimenti all’interno dell’osservatorio cittadino.

Parto proprio dalla domanda posta da Ylenia: “perché nessuna opposizione politica, tranne quelle che abbiamo invitato oggi in sala, si è scagliata contro Roma 2020? C’è un disegno di città ? Rispondo subito alla seconda domanda: No, non c’è. C’è invece un’idea di città, decisamente pessima, visti i risultati evidenti per i cittadini.

In merito alla prima domanda circa l’assenza di opposizione la risposta è altrettanto semplice: siamo da anni di fronte al “pensiero unico”. Ad esempio, solo in campo urbanistico (ma dovrei più precisamente definirlo edilizio) c’è qualcuno che mette in discussione (a parte i presenti e pochi altri) “l’urbanistica contrattata” che sottrae alla trasparenza il rapporto tra il pubblico e il privato e subordina il primo al secondo? C’è qualcuno che mette in discussione la “perequazione” e la “compensazione urbanistica” che hanno premiato ed incentivato solo la formazione di plusvalori fondiari? C’è qualcuno che mette in discussione gli “accordi di programma” che vanno in deroga alla pianificazione ordinaria ? C’è qualcuno che mette in discussioni i “diritti edificatori”, invenzione degli urbanisti del PRG di Roma ? C’è qualcuno che si oppone al fatto che le città e Roma in particolare si espandano in base agli interessi degli investitori? No, anzi, c’è addirittura una nuova proposta di legge, promossa dalla struttura delle Camere di commercio, volte a valorizzare le iniziative immobiliari con la complicità del Consiglio nazionale degli architetti, dei pianificatori, dei paesaggisti e degli ingegneri!
E poi si lamentano pure, come il personaggio di Guzzanti, il mitico Quelo, che “c’è crisi, c’è grossa crisi” e allora via alla logica del grande evento, poteri commissariali, deroghe. Infatti si sono visti i risultati: Veltroni e anche Alemanno hanno avuto poteri commissariali sulla mobilità e sono riusciti solo a combinare nulla quando non addirittura disastri, lasciando le casse vuote per qualunque altro servizio essenziale alla vita dei cittadini. “Non ci sono soldi” e il pensiero unico ha pronta la soluzione: un nuovo slogan dell’ideologia neoliberista “primato del privato sul pubblico, del mercato sullo stato, dell’economia sulla politica”.

Le prove ? Giusto qualche assaggio in ambito sportivo: si inizia con Veltroni 6 anni fa, per passare poi ad Alemanno e finire con la bocciatura di Monti della candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020. Con Alemanno si raggiungono apici degni del pensiero unico: oltre alle chiacchiere esportate anche all’estero nelle borse immobiliari, si butta giù il velodromo, non si realizzano nuovi impianti, si propone la F1 e si fa la figuraccia mondiale in tema di impiantistica natatoria. E mentre il bilancio del Comune di Roma piange 12 miliardi, si starnazza la panacea a tutti i mali: “il privato è bello”. Peccato che centinaia di milioni di euro derivanti dal dovuto pagamento degli oneri concessori non vengono incassati dagli impianti nati per i Mondiali di Nuoto. Solo il Salaria sport Village avrebbe dovuto riconoscere al Comune di Roma 10 milioni di euro. Insomma, il privato è bello quando non paga i soldi dovuti al pubblico e il pubblico paga quello che doveva pagare il privato!

Vogliamo dimenticarci delle dichiarazioni del Presidente del Coni, Gianni Petrucci, subito dopo l'assegnazione dei Mondiali di Nuoto del 2009 a Roma ? "Sono molto contento per l’assegnazione. Credo che si tratti di un giusto riconoscimento al lavoro della Federazione Italiana Nuoto, all’abnegazione del Suo presidente, Paolo Barelli, e al grande impegno profuso dal Sindaco di Roma, Walter Veltroni, che sin dall’inizio ha creduto fortemente in questa avventura. Grazie ai Mondiali di nuoto del 2009, Roma potrà avere un Polo Natatorio all’avanguardia nell’area di Tor Vergata che sicuramente diventerà un punto di riferimento per l’impiantistica sportiva romana". Era il 16 luglio 2005.


Ma la cosa più triste è un’altra. Poco meno di un anno dopo dalle dichiarazioni di Petrucci, marzo 2006, nell’aula del consiglio comunale inizia il dibattito sul nuovo piano regolatore di Roma, e il Comune sigla un protocollo d’intesa con sindacati e associazioni di categoria per istituire il Piano regolatore dello Sport. Veltroni dichiara: «È un protocollo sull’impiantistica sportivo-comunale e non solo, frutto di un lavoro di mesi e serve a tenere insieme tutte le realtà articolate del mondo sportivo di Roma». L’accordo prevede inoltre di dar vita con Regione e Provincia a un ‘Ente dello sport’ e avvia l’istituzione della ‘Consulta cittadina dello sport’. Dunque, mentre si faceva il PRG di Roma già si pensava a come fregarlo, fu Veltroni infatti a proporre il PRG dello sport.

Tradotto: “Roma non ha, dunque Roma ha bisogno” e siccome non ci sono i soldi vai con il grande evento. Alemanno addirittura è più esplicito, appena insediatosi dichiara: «non esiste un'impiantistica adeguata». «Ci vuole un disegno che parta dalla logica dei grandi eventi per fare un salto di qualità». «Per la realizzazione del Prg degli impianti sportivi gli imprenditori devono trovare la strada aperta, se non un'autostrada, per non scontrarsi nella burocrazia». «Non è possibile utilizzare solo risorse pubbliche ma serve una sinergia tra pubblico e imprenditoria privata». «E’ stata istituita d'intesa con il comune, una commissione per l'impiantistica di vertice e la sua gestione per garantire le necessarie autorizzazioni e snellire le pratiche burocratiche».

Più chiaro di così!

Ma anche Malagò non scherza. Ottobre 2008 lancia l'allarme sul ruolo della Capitale nei grandi eventi sportivi. «Roma è sempre al centro di polemiche legate a problemi negli impianti sportivi. Diamo una volta per tutte una risposta definitiva». «importantissima» a tal fine, la mappatura degli impianti sportivi annunciata dal delegato del sindaco per le Politiche sportive Alessandro Cochi

E Cochi, che naturalmente non è nemmeno un assessore, ma solo un semplice delegato allo Sport (a dimostrazione di quanto ci tenga la capitale allo sport) nel febbraio 2009 accontenta Malagò. Infatti, nella delibera di Giunta Comunale n.14 del 4 febbraio 2009, si approva il progetto per la realizzazione del Piano Regolatore dell'impiantistica sportiva e dello Sport (PRISP) per la Città di Roma, articolato in 4 fasi. Vi si leggono cose al limite dell’aberrante come queste:

– I FASE: ricerca di sfondo (ripeto la parola) – la condizione sociale della città (che tenerezza!) i comportamenti e la pratica sportiva (tra parentesi specificano attuata)
– II FASE: analisi generale dell’impiantistica sportiva comunale; analisi generale (tra parentesi, anche qui specificano attuata)
– III FASE: costruzione del Sistema Informativo Territoriale;
– IV FASE: programmazione dello sviluppo dell’impiantistica sportiva;

Il primo punto non è mai pervenuto, mentre perviene a febbraio 2010 il secondo punto. Infatti viene presentata in Campidoglio la mappatura degli impianti sportivi: lo "Studio sull'impatto economico dello sport nella città di Roma" (a cura delle Università La Sapienza e Foro Italico) evidenzia tutte le strutture della Capitale nelle quali è possibile fare sport, oltre 2.500, per 1 milione e mezzo di praticanti, 170.000 tesserati, 45.900 addetti, di cui oltre 27.000 volontari (!!!). Totale di spesa generata dallo sport 3.2 miliardi, quella pubblica e privata, che riguarda grandi organismi sportivi, sponsorizzazioni e diritti tv, enti pubblici, si attesta sui circa 450 milioni di euro, mentre quella delle famiglie per lo sport ammonta a 2 miliardi e 792 milioni di euro: di questi, 810 milioni per la pratica, poco più di un miliardo per abbigliamento e attrezzature, 93 milioni per giochi e scommesse, 283 per i media, 343 per turismo e costi indiretti. Strutture suddivise per aree territoriali, per discipline sportive e per tipologia, comprese quelle nelle scuole e nelle parrocchie, le piste ciclabili, le zone militari e i punti verdi qualità. Due fasi già concluse ma del Sistema Informativo Territoriale e della programmazione, nulla. Dunque solo FASE II, senza nemmeno la FASE I dal 4 marzo 2009 al 5 marzo 2010 (1 anno!). E pochi giorni fa la bocciatura di Monti.

Da 6 anni a questa parte ne abbiamo viste di tutti i colori, ma non si è fatto alcun nuovo impianto degno di questo nome. Nessuna ristrutturazione di quelli vecchi, ma in compenso si è demolito il velodromo (che però è stato riproposto nella candidatura olimpica), così come sono stati demoliti tanti campi da calcio in periferia per portarci cemento inutile ai cittadini. Ma al danno si è aggiunta la beffa: gli impianti ad esempio sorti per i mondiali di nuoto non hanno mai pagato gli oneri concessori. Ma le prebende sono state moltissime. Prendiamo il caso dell’impianto privato Babel all’Infernetto: si inserisce in una zona di riqualificazione urbana, in un’area che si è resa edificabile, dove si è caricato tutto intorno un peso urbanistico e Babel non ha, anche lui come il Salaria, pagato i quasi 10 milioni di oneri concessori.

Per concludere, occupandomi di urbanistica, dico che dentro il PRG le caserme, gli impianti sportivi, l’edilizia economica e popolare ecc. ecc. vengono sventolati solo per un motivo fondamentale: per fare i c.d. “piani di sviluppo strategico”. Ma strategico per chi ? La risposta è davanti agli occhi di tutti, eppure non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere.

In altri termini Roma si è dotata di un Piano Regolatore solo perché non poteva non farlo, ma siccome è troppo “rigido” si è portato avanti da anni la scusa della carenza edilizia (che di volta in volta è cambiata, dallo sport al problema della casa, senza mai risolverla) sfruttando, quando non addirittura inventandoli, tutti gli strumenti che sfasciavano il PRG (che già era molto discutibile). Il secondo polo turistico, su cui è tornato all’attacco Alemanno dopo la bocciatura di Monti, è solo la scusa per fare il distretto turistico balneare che include però realtà come il parco di Magic Land a Valmontone, i campi da golf, l’ACER ecc. ecc. che nulla c’entrano con la parte balneare.

Se l’urbanistica è morta voglio almeno poter dire basta ai compromessi, perché qui è ormai tutto compromesso.


domenica 19 febbraio 2012

Primarie del PD 2012: i conti della serva

In attesa dei dati definitivi del XIII Municipio, qualche somma la si può anche tirare. Al 26 ottobre 2009 i seggi delle primarie del PD erano 650 nel Lazio e 250 a Roma. Gli elettori (comprese le carovane di extra-comunitari che non hanno diritto al voto amministrativo) 250mila di cui 120mila a Roma ed erano in calo, rispetto al 2007, di un buon 20%. Il Lazio a livello nazionale era la terza regione d’Italia per affluenza. Oggi dunque con 38.000 votanti a Roma hanno votato un terzo di quelli dell’altra volta. Oggi il totale dei seggi a Roma era 190, quindi sono 200 votanti a seggio di media (a Roma e nel Lazio) quindi nel XIII dovrebbero aver votato 2.400 persone su 12 seggi in un territorio con 10 circoli che dichiarano di media 250 iscritti. Quindi chi ha portato, ad esempio, una cinquantina di voti ha "pesato" il 25%. Direi che l'unico modo di festeggiare questo risultato è quello di rivedersi l'istruttivo filmato delle primarie del 2008 e poi giocare al "ciocca le differenze"

sabato 18 febbraio 2012

"Visioni urbanistiche d'ar...Mare" a "Big Blu".

Domani, domenica 18 febbraio, alle 16 presso lo stand del XIII Municipio del salone nautico "Big Blu" alla Fiera di Roma, terrò l'incontro "Visioni urbanistiche d'ar...Mare". Un viaggio lungo i "waterfront" del mondo fino ad arrivare a quello di Ostia.

Ostia infatti partecipa a “Big Blu”, il salone della nautica e del mare che si terrà dal 18 al 26 febbraio alla Fiera di Roma. Il XIII Municipio avrà a disposizione uno stand, dove si alterneranno associazioni e personalità per illustrare le bellezze e le peculiarità di Ostia, il Mare di Roma. A coordinare le varie attività nei giorni della fiera sarà l’associazione Mare in Vista, che nell’ottobre scorso ha già organizzato le domeniche ecologiche sul lungomare di Ostia Ponente, riscuotendo un grande successo in termini di pubblico e affluenza. “Il nostro intento – ha spiegato Stefano Salvemme, presidente Commissione Attività Produttive XIII Municipio – è quello di esportare il marchio “Ostia” e di farlo conoscere (da il Faro on line)

Assemblea pubblica: Grandi eventi e crisi



Assemblea pubblica

Grandi eventi e crisi

Roma, mercoledì 22 febbraio 2012, ore 16

Con Pietro Mennea, autore del libro I costi delle Olimpiadi

da Atene, Dimitra Siatitsa – Inura

Sala conferenze Esquilino, via Galilei 53 (metro Manzoni)


Monti ha bocciato Alemanno. Noi bocciamo entrambi. E con loro Pescante, Carraro, Montezemolo, Caltagirone, Della Valle, Marcegaglia, Regina, Malagò, De Laurentiis, Elkann.

Non abbiamo mai considerato Roma 2020 un’opportunità per la città. Il premier Monti si è invece limitato ad un no motivato unicamente dalla crisi economica. Dal governo, nessun riferimento al sistema dei grandi eventi a giustificazione delle grandi opere. Nessun richiamo al lavoro del comitato olimpico. Nessuna analisi delle opere proposte da Alemanno.

L’assemblea pubblica dal titolo “Grandi eventi e crisi” si pone l’obiettivo di discutere nel merito non solo di Roma 2020 e del “sistema olimpiadi”, ma dei Global events come unica via di uscita dalla crisi e unica strada per il disegno delle città.

Bocciata l’operazione Roma 2020, Alemanno rilancia il progetto Millennium. È la prova che le Olimpiadi non erano altro che lo strumento scelto per perseguire gli obiettivi del Piano strategico di sviluppo presentato un anno fa agli Stati generali della città, dove è nata l’operazione bipartisan “Roma 2020”.

Per questo chiamiamo la città e gli organi di informazione all’assemblea pubblica alla quale interverranno: Pietro Mennea, recordman olimpionico e autore del libro “I costi delle Olimpiadi”; Dimitra Siatitsa, INURA (International network for urban research and action) da Atene; Paolo Berdini (urbanista); Ferdinando Imposimato (giudice); Marcel Vuplis (Sporteconomy); Paula De Jesus (urbanista); Irene Di Noto (Metropoliz); Ylenia Sina (giornalista); Stefano Pedica (Idv); Andrea Catarci (pres. XI Municipio, Sel); Fabio Alberti (Fds)

Game Over



Piazza Pulita e gli sprechi Olimpici

Ho ripercorso insieme a Francesca Biagiotti per Piazza Pulita del 17 febbraio scorso, in onda su La7, la storia degli impianti pubblici sorti per i mondiali di nuoto Roma 2009.

E si scopre che “Qui è tutto collaudato”. Lo affermava davanti alle telecamere, Giuseppe Castellucci, direttore del Polo Natatorio di Ostia, impianto pubblico ad oggi ancora non terminato, sorto per i Mondiali di Nuoto di Roma ’09. L'ennesima e nuova versione di Castellucci: “L’impianto è stato collaudato circa 8 mesi fa”, cioè intorno a giugno 2011. Ma forse non è ancora la verità. A noi risulta infatti che presso il Polo Natatorio di Ostia, negli scorsi giorni, si sono tenuti dei collaudi non meglio specificati. A condurli, l’Ing. Eugenio Cimino, lo stesso consulente pagato a peso d’oro (350 mila euro) per l’impiantistica meccanica della Scuola dei Marescialli a Firenze, su cui hanno indagato i magistrati all’interno dello scandalo degli appalti della famigerata «cricca». Ci domandiamo a questo punto, visto che i corsi aperti al pubblico sono iniziati già ad ottobre 2010, se tutto fosse in regola a quel tempo. La Procura di Roma, che, dopo un nostro esposto, oggi sta indagando sull’impianto di Ostia con il PM Anna Maria Cordova, aveva però insabbiato un altro nostro precedente esposto del 2010: nulla si è infatti mai saputo da parte del PM Maria Letizia Golfieri. Sembra dunque non aver mai fine la serie di scandali di questo impianto, inaugurato da Alemanno a luglio 2009 ma ancora mezzo chiuso per l’inagibilità della foresteria e dei parcheggi, dati quest’estate in concessione allo stabilimento balneare “Le Dune” della famiglia Papagni. Un impianto per il quale in data 30 aprile 2009 il Commissario Delegato Ing. Claudio Rinaldi aveva presentato al Comitato Provinciale del CONI la richiesta di parere tecnico favorevole, indicando una spesa complessiva di 26 milioni di euro (prot.nr.1028). Peccato però che il 13 Luglio 2009 all’impresa esecutrice dei lavori venisse invece riconosciuto un ammontare dei lavori eseguiti pari a 12,6 milioni di euro (UCD prot.n.18705). A chi sono finiti allora gli altri 13,4 milioni di euro? Solo la necessaria trasparenza amministrativa e la pubblica evidenza del collaudo tecnico-amministrativo, potranno fare chiarezza sulla questione. Per questo motivo abbiamo chiesto al Comune di Roma, alla FIN e agli Uffici del Commissario Delegato di rispondere sullo stato dei collaudi e delle omologazioni delle piscine del Polo Natatorio di Ostia, visto che non ci saranno più i soldi delle Olimpiadi del 2020 per completarne i lavori mancanti.

SPRECHI OLIMPICI - Il Link al pezzo andato in onda su La7

martedì 14 febbraio 2012

Olimpiadi 2020, le ragioni del sì e del no.

Questa mattina alle 10.25 su Radio Città Futura si è parlato di Olimpiadi Roma 2020 nella trasmissione "Le strade di Roma", il respiro e il passo di una metropoli raccontato ogni giorno da Giada Valdannini e Marco Moretti. Le ragioni del sì (presente Paolo Bellino, Fondazione Roma 2020) e le ragione del no (presente io per LabUr).




Per risentirla

Olimpiadi Roma 2020, perché dire no




Mercoledì 22 febbraio si terrà a Roma l'assemblea pubblica “Olimpiadi? No grazie”, un'iniziativa che si inserisce nella scia del percorso di Roma bene comune verso la costituzione di un coordinamento No Olympic games.All'assemblea parteciperanno l'avv. Pietro Mennea, recordman olimpionico e autore del libro “I Costi delle Olimpiadi,” movimenti per il diritto all'abitare, urbanisti, economisti, giornalisti, esponenti della società civile e delle forze politiche impegnate nel lavoro di vigilanza, inchiesta e denuncia sui grandi eventi e le grandi opere a loro connesse.Dopo i Mondiali di Calcio del 1990 e quelli di Nuoto del 2009, Roma non ha bisogno di un altro grande evento fallimentare. Il nostro non è un attacco alle Olimpiadi ma a Roma 2020 e al modello di “governance “dei Grandi eventi: la Commissione di compatibilità economica, presieduta da Marco Fortis, afferma infatti che le Olimpiadi porterebbero a una crescita del Pil italiano dell'1,4%, ipotizzando un impegno economico per le casse pubbliche di 8,2 miliardi di euro, di cui 2,5 per l'organizzazione, 2,8 per le infrastrutture olimpiche e 2,8 per infrastrutture di trasporti, mobilità e progetti urbani.La storia delle Olimpiadi a costo zero, però, non convince: degli 8,2 miliardi previsti per Roma 2020, infatti, l'unico project financing atteso è quello “del mattone” per il villaggio olimpico. Un business di 1,2miliardi di euro che porterà alla cementificazione dell'area di Tor di Quinto. Per il resto, sarà il pubblico a metter mano al portafogli.La spesa pubblica per Roma 2020 implicherà una riduzione della spesa in altri settori: ad essere tagliate temiamo saranno le spese meno efficienti in termini di moltiplicatore del reddito, alias i servizi ai cittadini.E guardando a quanto già avvenuto in passato in Europa, in Italia e a Roma non può che esplodere la rabbia: le Olimpiadi invernali di Torino del 2006 hanno lasciato la città sommersa da debiti, con un deficit di 28 milioni in capo al Comitato organizzatore. Le Olimpiadi di Atene 2004 hanno prodotto un buco di 20 miliardi di euro. Venendo a Roma, come non ricordare opere come la ristrutturazione dello Stadio Olimpico per Italia '90, costata 225 miliardi di lire a fronte di una previsione di 80, con un incremento dei costi del 181,3%. Anche allora a capo delle operazioni c'erano i vari Pescante, Carraro e Montezemolo.Nel 2009 Roma è stata scenario dello scandalo dei Mondiali di Nuoto: 54,7 milioni di euro il costo della manifestazione; 900 circa i milioni spesi in tutto; 16,8 il debito certificato in capo al Comitato promotore. E, ciliegina sulla torta, una grande opera – la Città dello Sport di Tor Vergata – ancora oggi in costruzione: 60 milioni di euro il costo iniziale, 200 i milioni già spesi, 500 quelli che da progetto Roma 2020 serviranno per completare l'opera in tempo per le Olimpiadi.Quando un Comitato organizzatore come quello di Roma 2020, poi, afferma che i giochi olimpici saranno “un acceleratore del Piano per lo Sviluppo Strategico 2010-2020” c'è solo da preoccuparsi. A Roma infatti per le Olimpiadi manca tutto anche se il Comitato dichiara che, su 42 impianti di gara, ben 33 sono esistenti. In realtà, nel conteggio ci sono dieci stadi di calcio (comprese le altre città: Milano, Torino, Napoli etc.), i due scheletri di Tor Vergata, sei padiglioni da allestire alla Fiera di Roma più un velodromo inesistente e, dulcis in fundo, il mare, il porto di Ostia, il laghetto dell'EUR e l'immarcescibile Piazza di Siena per l'equitazione. Il resto, sono i residuati delle Olimpiadi del 1960, tra cui il Palasport all'EUR e il Foro Italico (ma solo per il nuoto, perché il tennis finirà a Tor di Quinto, da realizzarsi nel 2018). Non si spiegherebbe neppure il beach volley al Circo Massimo e non sulla spiaggia di Ostia: ma si sa, i balneari vanno tutelati e in stagione estiva ogni mq di sabbia vale oro.Del resto Roma non ha mai avuto la cultura dello sport, visto che non ha neanche un Assessorato dedicato. Si resta dunque basiti dal fatto che sono già stati individuati anche i 105 impianti per gli allenamenti. Quali? Sicuramente quelli sorti per i Mondiali di Nuoto del 2009, tutti più o meno abusivi, che potranno così riscattare la propria immagine. Perché il problema delle Olimpiadi a Roma sarà proprio quello del non rispetto delle leggi urbanistiche. Basti pensare che a nord, il Parco Olimpico, del quale il nuovo Parco Fluviale del Tevere costituirà l'ossatura e l’elemento di connessione tra le sue diverse componenti, comprenderà l’area di Tor di Quinto con il Villaggio Olimpico da 18mila posti. Analogamente a Saxa Rubra, sorgerà il Villaggio Media, che ospiterà 5mila tra giornalisti e operatori televisivi. Entrambi, sul fiume, rispetteranno i vincoli imposti dall'Autorità del Bacino Fiume Tevere, tutelando l'ambiente fluviale? Fa sorridere dunque l'affermazione contenuta nel dossier che tutte le nuove costruzioni saranno ecocompatibili. Premesso poi che a livello sportivo di nuovo ci sarà soltanto il campo di canottaggio a Settebagni, sarà ecocompatibile anche il piano della ricettività che prevede nelle zone di Monte Mario e Prati di trasformare importanti caserme in alberghi?Per tutti questi fattori, non possiamo fare altro che aprire un dibattito in città - a partire dall'assemblea del 22 febbraio – sulla compatibilità economica, ambientale ed etica di Roma 2020. Un confronto non simbolico, urgente e finalizzato alla costituzione di uno strumento capace di opporsi alla folle logica del grande evento risolutore di una crisi economica connaturata ad un modello di sviluppo in grado di produrre solo consumo di suolo, profitti per pochi e devastazione del territorio.X Roma Bene Comune - Olympic Games? No thanks

Roma, 13 febbraio 2012
Info: 3494663558- 3208878231


mercoledì 1 febbraio 2012

Infernetto - Centro Commerciale Esselunga: esposto in Procura

Roma, 01 febbraio 2012

ESPOSTO

Oggetto: Patto Territoriale di Ostia - Centro Commerciale Esselunga, località Infernetto (RM)

Il “Laboratorio di Urbanistica – LabUr”, nella persona del Presidente dr. Ing. Andrea Schiavone,

ESPONE I FATTI DI SEGUITO RIPORTATI

Il Patto Territoriale di Ostia, promosso dalla Regione Lazio con L.R. 14 del 18/05/1998, aveva l’obiettivo di valorizzare, attraverso la raccolta di proposte finanziarie, l’attuale XIII Municipio. Dei 162 progetti preliminari presentati, con la deliberazione di C.C. n° 116/07 sono stati ritenuti ammissibili sotto il profilo urbanistico 64 proposte delle quali 33 hanno confermato l’interesse a proseguire. Solo 21 progetti definitivi sono stati oggetto di istruttoria in Conferenza dei Servizi (CdS) le cui conclusioni sono state recepite con D.D. n°35/2010. Tra questi progetti definitivi, risulta la proposta '9D/1 - Progetto Centro Commerciale in località Infernetto' della Esselunga SpA, presentata con prot. n.15463 del 10/07/2008. La stessa proposta era stata già presentata dalla Lazio Consulting srl (prot. n.3673 del 26/03/2002). Non sono chiari i passaggi con cui la Esselunga SpA sia potuta subentrare al di fuori della delibera di C.C. n° 116/07.

PREMESSO

- che nel 'Programma degli interventi ritenuti ammissibili, sotto il profilo urbanistico, al patto territoriale di Ostia ' (delibera del Consiglio Comunale di Roma, n.116 del 18/06/2007) per la proposta 9D/1 risulta proponente la Lazio Consulting srl (prot. n.3673 del 26/03/2002) e non la Esselunga SpA e che la proposta fu ammessa con riserva;

- che la Lazio Consulting srl si è costituita il 10/03/1998, ha presentato la proposta del centro commerciale il 26/03/2002 e dal 6/04/2002 è divenuta proprietà della inglese "D Construction Ltd" (socio unico);

- che il 24/07/2002 è stata costituita la Lunghezza Immobiliare srl, di proprietà della lussemburghese Polired S.A., che ha acquistato 5 giorni dopo la Lazio Consulting srl;

- che in breve tempo è avvenuto lo scioglimento e la liquidazione di tutte le società finora citate: prima la Lazio Consulting srl (30/09/2002), poi la Lunghezza Immobiliare srl (22/12/2004) e per ultimo la Polired S.A. (7/01/2010);

- che non sono chiari i motivi per cui sia stato possibile inserire la proposta della Lazio Consulting srl nella delibera del 2007 tra quelle favorevoli seppur con riserva, essendo già la Lazio Consulting srl una società inattiva da 5 anni;

- che il terreno oggetto della proposta misura 12 ettari, all'angolo tra la via Cristoforo Colombo e via Canale della Lingua (Infernetto);

- che il 10/07/2008 la Esselunga SpA ha presentato la proposta 9D/1 alla CdS interna del Comune di Roma con prot. n.15463;

- che in data 11/07/2008 le tre particelle di cui si compone il terreno venivano assunte essere dal Comune di Roma di proprietà della IAM srl (Immobiliare Alba Mediterranea), cioè della famiglia Loconte di Ostia (prot. n.QF15620, ex-Dip.to VI, X U.O.);

- che il 25/09/2008 la IAM srl veniva ceduta all'Esselunga SpA;

- che la cessione della IAM srl all'Esselunga SpA è avvenuta a un prezzo ragguardevole, tanto da chiedersi se la motivazione di questa supervalutazione delle quote societarie sia legata o a un possibile trasferimento di terreni potenzialmente fruttiferi o a qualche operazione inerente alla futura destinazione di questi ultimi;

- che nell’atto di compravendita, oltre alla cessione di quote tra i Loconte e la Esselunga SpA, risulta anche una lunga serie di estinzioni di 'pegni' tra i Loconte e la Passirio srl, la cui attività è cessata il 1/12/2009 per fusione mediante incorporazione in Esselunga SpA;

- che dalle visure catastali almeno dal 30/01/2008 fino ad oggi, la proprietà del terreno non risulta essere della IAM srl ma della 'Società Etablissement Egidia', che risulterebbe avere sede legale nel Liechtenstein;

- che nel bilancio della IAM srl al 31/12/2010, deliberato il 4/03/2011, nulla si evince sulla effettiva proprietà di alcun terreno e che all'interno del bilancio ('Nota Integrativa’) si afferma anche che la società non ha partecipazioni in imprese controllate e collegate e che sta solo "completando l'iter urbanistico relativo alla trasformazione dell'area nell'ambito dei patti territoriali";

CHIEDE

1. Di accertare come mai il Comune di Roma abbia indicato nei documenti ufficiali del 4/04/2011 che la proprietaria dell'area è la IAM srl (cioè la Esselunga SpA) e non la 'Società Etablissement Egidia', genericamente indicata come ‘ditta’ (Elaborato C11 Bis – Planimetria Catastale e Proprietà, Comune di Roma, Dip,to Programmazione e Attuazione Urbanistica, Dir. Progr.ne e Pianificazione del Territorio, prot. n.QF8503 del 28/04/2011).

2. Quali legami esistono tra la 'Società Etablissement Egidia', la IAM srl, la Lazio Consulting srl e la Esselunga SpA tali da consentire alla Esselunga SpA di subentrare alla Lazio Consulting srl addirittura prima della compravendita della IAM srl.

3. Di accertare se esistano gli estremi di delitti di pubblici ufficiali contro la Pubblica Amministrazione per quanto sopra esposto, avendo anche il Comune di Roma richiesto alla Regione Lazio un finanziamento di 24.567.648,11 di euro.

CHIEDE

altresì, a norma degli artt. 90, 406 e 408 c.p.p., di essere sentito per fornire elementi di prova nonché di essere informato dell’eventuale richiesta di proroga delle indagini preliminari e/o dell’eventuale richiesta di archiviazione della presente istanza.

Con osservanza,

“Laboratorio di Urbanistica – LabUr”

dr. Ing. Andrea Schiavone Il Presidente


da LabUr