lunedì 9 dicembre 2013

Municipio X: Malafede su Via di Acilia

Giacomina Di Salvo, assessore all'urbanistica dell'attuale Municipio X di Roma Capitale, ha raggiunto il suo primo record: ben 85 giorni per informare sul raddoppio della via di Acilia, vicenda nota da quasi 20 anni. Una delle opere a scomputo che risalgono alla deliberazione consiliare n.107 del 15 maggio 1995, modificata ed integrata con le deliberazioni consiliari n.32 del 5 marzo 1996, n.260 del 16 dicembre 1996 e n.262 del 2 ottobre 1997, poi perfezionatesi nella famosa Convenzione del 23 marzo 1999 a firma dell'allora Sindaco, Francesco Rutelli. Una delle più brutte pagine dell'urbanistica romana  legata allo scandalo delle Terrazze del Presidente. Una lottizzazione abusiva sanata e mandata in prescrizione, di cui la Di Salvo riesce perfino a sbagliare, nella sua relazione, il numero di unità immobiliari che la compongono: non sono 900 ma 1.367 (38 unità commerciali e 32 unità direzionali). La Di Salvo scrive del sequestro del 2008, del parziale dissequestro del febbraio 2011, della rivalutazione degli oneri a maggio 2011, della nuova convenzione stipulata il 4 novembre 2011, per concludere che, se va tutto bene, per colpa dell'Italgas il fine lavori è previsto per giugno 2015, pur non essendoci ancora un progetto esecutivo per il sottopasso dell'innesto con la via Cristoforo Colombo.
Peccato che la Di Salvo non abbia aggiunto il dettaglio che il 13 dicembre 2011 il GUP (Giudice dell'Udienza Preliminare) del Tribunale di Roma, Roberto Saulino, abbia assolto il costruttore Antonio Pulcini e altri 16 tra funzionari dell’ufficio Condono del Comune di Roma e del Municipio ex-XIII, prendendo atto "del sopraggiunto inglobamento dell’edificato nella nuova destinazione urbanistica dell’area”.
La Di Salvo da per scontato che le Terrazze del Presidente (quasi 300mila mc senza servizi) abbiano tutte le opere di urbanizzazione primaria a posto (comprese, ad esempio, le fogne), concentrandosi solamente sulle opere di urbanizzazione secondaria (p.es., asili nido, aree verdi, impianti sportivi) nell'attesa che Pulcini faccia le opere stradali attese da 20 anni. Per l’assessore tecnico Di Salvo dunque si tratta solo di ‘ritocchi’. Tradotto, secondo il tecnico Di Salvo, 'urbanisticamente' le Terrazze del Presidente sono compatibili con il contesto, proprio come ha detto Saulino. Il cerchio dunque si sta chiudendo.
Tutto è partito il 14 gennaio 2011 quando Roberto Saulino, questa volta in qualità di GIP (Giudice per le Indagini Preliminari), ha firmato l'archiviazione del procedimento per diffamazione contro la Gabanelli e Mondani, avviato il 6 giugno 2008 da Roberto Morassut (al tempo, Assessore all'urbanistica di Roma), dopo la puntata di Report del 4 maggio 2008 che svelò lo scandalo delle Terrazze del Presidente. Saulino conosceva bene le carte e la sua pessima sentenza del 2011 ne è la prova.
Lo scandalo delle Terrazze del Presidente, nato sotto le giunte Rutelli e Veltroni, ha portato indubbi vantaggi al Piano di Zona 'Malafede', costruito successivamente alle sue spalle (e in quota alla sinistra) grazie agli oneri proprio di Pulcini: le strade di accesso dalla via di Acilia al Piano di Zona 'Malafede' (via Usellini e via Menzio) sono le uniche opere realizzate del pacchetto previsto già nel 1999.

Lo scenario, farsa, assai probabile dei prossimi mesi? Un fittizio intervento di miglioria della via di Acilia, l'abolizione del sottopasso per la Colombo, nuovi servizi per le Terrazze del Presidente (realizzati dal 'filantropo' Pulcini, tra i finanziatori tra l'altro della campagna elettorale del presidente del Municipio X, Andrea Tassone), ad uso anche del Piano di Zona 'Malafede' (che, come previsto, dovrà essere densificato) e infine beatificazione della giunta municipale di sinistra. I primi segnali già sono arrivati e sono ravvisabili nella relazione alquanto imprecisa e incompleta dell'assessore 'tecnico' Di Salvo.
Come se non bastasse questo inquietante scenario 'urbanistico', l’11 settembre 2013 il consigliere municipale Giulio Notturni (Lista Marchini) presenta una interrogazione alla Di Salvo, su segnalazione di Antonio Crisci (comitato Terrazze del Presidente), sui tempi di realizzazione del raddoppio della via di Acilia. In data 20 novembre 2013 (nr. prot. 122620) viene protocollata la risposta, che però giunge a Notturni solo giovedì scorso (4 dicembre 2013). La stessa risposta fotocopia della Di Salvo viene invece inviata in data 20 novembre 2013 (nr. prot. 122626) all'Associazione Axamalafede Villa Fralana, motivandola come risposta a una precedente richiesta di chiarimenti fatta da tale associazione in data 01 ottobre 2013, cioè 3 settimane dopo quella del consigliere Notturni. Peccato che l’associazione Axamalafede Villa Fralana abbia come 'presidente' proprio il marito della Di Salvo, legato ad esponenti del PD locale, che il 23 novembre ha organizzato un evento in Piazza Omiccioli, invitando l'assessore Di Salvo ad 'illustrare' la sua risposta sul raddoppio della via di Acilia, prima che la risposta arrivasse al consigliere Notturni. Insomma, cose mai viste, gestite tutte in famiglia contro ogni regola di correttezza amministrativa che è quella di gestire il bene pubblico, non questioni private o privatistiche.

A breve LabUr proporrà un incontro per fare chiarezza davanti a tutta la cittadinanza e non solo ad amici e parenti.

paula de jesus per LabUr

mercoledì 4 dicembre 2013

Ostia, quei maledetti pini assassini



Avevamo già scritto cosa prevede la Legge n.10 del 14 gennaio 2013, “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” (GU n.27 del 1-2-2013), già ampiamente disattesa (LINK). Sappiamo tutti quanto il verde pubblico sia uno degli standard urbanistici che consentono la nascita delle città. Non tutti forse sanno che a Roma, nelle sole alberate stradali, sono state censite circa 120 specie di essenze arboree, con 18 generi predominanti (142.007 piante, l'87% del totale) le cui prime tre sono: Robinia specie varie (18.866), Platanus specie varie (17.251) e Pinus Pinea (16.507). A turno, vanno abbattute perché, stranamente, trattandosi di alberi, 'perdono le foglie' e 'fanno le radici'.

Dopo i platani, mentre le robinie tremano, ora è il turno dei pini. Tagliamoli, bruciamoli, disperdiamone le ceneri. Pini maledetti, assassini. Distruggiamo tutte le copie de "I Pini di Roma" di Ottorino Respighi. I pini devono stare in pineta: cosa ci fanno a bordo strada? Neanche le streghe di Salem furono così tanto perseguitate nel 1692. Frutto dell'ignoranza in materia di piantumazione e del collaborazionismo di ambienti politicamente pilotati, sta nascendo in questi giorni, dopo la morte del motociclista sulla via Cristoforo Colombo per la caduta di un pino, la indecente campagna contro il pino, l'albero di Roma. L'attuale amministrazione, incapace, arrogante e supponente, continua a scaricare sull'operato della precedente giunta e sulla presunta pericolosità dei pini, le sue responsabilità. L'attuale Municipio X è pieno di pini a bordo strada, da almeno 60 anni ed è l'unico a Roma con proprio decentramento amministrativo che prevede quanto segue:
Art. 4 Aree verdi e parchi pubblici 1. E’ attribuita al Municipio la competenza in materia di istituzione, programmazione, progettazione, realizzazione, gestione, manutenzione e tutela dei parchi e giardini di interesse municipale, delle alberate stradali e delle altre aree verdi situate nel territorio del Municipio, escluse le aree archeologiche.
L'Assessore all'Ambiente e Sicurezza del Municipio X, Marco Belmonte (PD), per 5 anni (2008-2013) è stato presidente della Commissione Controllo e Garanzia dello stesso municipio, in grado dunque di avere tutte le informazioni possibili, anche quelle sulla messa in sicurezza del tratto della Via C. Colombo incriminato (già oggetto nel 2010 di analogo episodio senza vittime). Belmonte in questi giorni è riuscito a dire un'immensità di sciocchezze, a volte tra loro contraddittorie, non assumendosi mai la responsabilità di una evidente negligenza dell'amministrazione che rappresenta. Era il 31 luglio 2013 quando assieme al presidente dell'attuale Municipio X, Andrea Tassone, aveva dichiarato: “Tra qualche giorno si procederà alle potature degli alberi nell'entroterra. Siamo consapevoli che non sono i periodi adatti per questo genere di interventi, ma prevalgono le ragioni di sicurezza... La tromba d’aria che, nei giorni scorsi, si è abbattuta sul Litorale e sull'entroterra provocando la caduta di alberi e rami, fortunatamente non ha causato danni per l’incolumità dei cittadini, ma dobbiamo correre ai ripari”. L'altro giorno, quando è caduto il pino, ben dopo 4 mesi le dichiarazioni sopra riportate, la velocità media del vento era di 29 km/h (grado 5, brezza tesa, 'oscillano gli arbusti con foglie'). Non cerchiamo colpevoli improbabili, non inventiamoci pini assetati di sangue: evitiamo che amministratori negligenti e incompetenti gestiscano il verde pubblico. Belmonte si dimetta per decenza. Sarà la magistratura a trovare i colpevoli, che non sono di certo i pini di Roma.

martedì 12 novembre 2013

Italia, uno Stato all'ultima spiaggia



Esiste una precisa volontà politica, di natura trasversale (PD, PdL, Lega), non di vendere le spiagge, ma di condonare le pertinenze demaniali marittime delle concessioni rilasciate agli stabilimenti balneari. Per pertinenza demaniale marittima si intende un'opera inamovibile o di difficile rimozione esistente sul demanio marittimo e tali opere possono appartenere, nel regime giuridico vigente, anche a privati. Questo è il corretto approccio per comprendere cosa si nasconde dietro gli emendamenti proposti da tutti i partiti, in tema di spiagge, nel disegno di legge di Stabilità 2014.
Si tratta di un condono edilizio e fiscale mascherato nel tentativo da parte del Governo di recuperare quei miliardi di euro persi negli ultimi 30 anni a causa dei mancati o sottostimati proventi derivanti dalle concessioni demaniali marittime. Si vendono le aree dove insistono gli stabilimenti balneari (intesi in senso 'fisico'), sinora in concessione, per 'contribuire' al risanamento dei conti pubblici, offrendo agli attuali concessionari il diritto di prelazione all'acquisto. Il ‘capolavoro’, in questo senso, lo fa il PdL che ha proposto addirittura di utilizzare l'eventuale ricavato di questo condono mascherato per finanziare un fondo per l’erogazione di mutui a favore degli stessi titolari di stabilimenti balneari che intendono procedere alla ristrutturazione dei propri immobili. In pratica lo Stato vende quella parte delle spiagge occupata dalle pertinenze demaniali marittime e i soldi che incassa li rende disponibili per gli imprenditori balneari che intendono investire nella ristrutturazione delle pertinenze stesse.
Questo obiettivo comune di PD, PdL e Lega nasce dall'annoso problema della gestione del demanio marittimo, argomento complesso e ormai compromesso a causa delle modalità discrezionali di rilascio delle concessioni delle aree demaniali, nonché della selvaggia realizzazione delle pertinenze demaniali marittime concessa dai Comuni.
Lo scontro politico di questi giorni dunque non è quello della “vendita delle spiagge”. Gli stabilimenti balneari infatti si sono trasformati in vere e proprie ‘imprese turistiche’ dai tempi del Governo Amato in poi (Legge 29 marzo 2001, n. 135, art.7, c.1) nel silenzio generale. La conseguenza è che sulle spiagge è stato edificato di tutto: bar, ristoranti, negozi, piscine, campi da gioco (tennis, calcio, volley, etc.), anche locali per attività professionali. Strutture spesso abusive che non verranno mai abbattute, neppure all'eventuale scadenza della concessione che prevede il ripristino dei luoghi. Si tratta, come nel caso evidente del Litorale romano, di pertinenze demaniali marittime che hanno ormai finito per compromettere non solo la natura del demanio marittimo dal punto di vista 'del suolo', ma anche dal punto di vista funzionale, non essendo più accessorie alla 'balneazione' ma al 'turismo balneare'.
Tutto è iniziato con il decreto legislativo del 31 marzo 1998, n. 112 (art.105), in cui venivano conferite alle Regioni e agli Enti Locali le funzioni relative al rilascio di concessioni di beni del Demanio Marittimo. I Comuni invece, grazie alla subdelega delle Regioni, sono divenuti i soggetti che applicano i parametri e i criteri per la riscossione del credito verso i concessionari, fermo restando il principio che l'unico creditore rimane lo Stato (il che è ovvio, trattandosi di demanio statale) e che in caso di mancato pagamento provvederà lo Stato attraverso l’Agenzia del Demanio alla procedura di riscossione coattiva.
Il risultato è che oggi vengono applicati canoni concessori molto bassi (di media, poco più di 1 euro a mq), che generalmente vengono pagati dal singolo concessionario, ma canoni pertinenziali quasi sempre evasi per erronee valutazioni e successivi contenziosi tra Comuni e Agenzia del Demanio. Poiché il creditore (l'Agenzia del Demanio) entra in contenzioso con l'esattore del credito (il Comune) di solito il Tribunale ordinario, competente in materia, sospende il pagamento da parte del concessionario fino a quando l’Agenzia del Demanio e il Comune non allineano i propri dati e chiedono un canone a prezzo di mercato.
Nel disegno di legge di Stabilità 2014 non si parla dunque di nuova cementificazione delle spiagge, ma si sta tentando in modo trasversale di articolare un vero e proprio condono edilizio e fiscale delle esistenti pertinenze demaniali marittime, avendo la certezza che non verranno mai demolite,  qualora gli emendamenti non venissero approvati. Di fatto queste strutture sono già private, perché contemplate nel meccanismo attuale del rinnovo automatico della concessione, e pertanto si tratta di passare da uno stato 'de facto' a uno 'de jure'.
A rimetterci, da sempre, lo Stato, cioè i cittadini.

martedì 29 ottobre 2013

Ostia: nuovo Direttore del Municipio, vecchie ombre di mafia

Ad Ostia si annuncia l’arrivo, come ‘nuovo’ Direttore del Municipio X, di Claudio Saccotelli, intercettato l’8 gennaio 2004 in una equivoca conversazione con l’iracheno Sulaiman Faraj, uno degli arrestati il 4 novembre del 2004 nella operazione ‘Anco Marzio’, che per prima denunciò la presenza di una “associazione per delinquere di tipo mafioso” sul Litorale romano (art. 416-bis del c.p.). Se così fosse, a cosa è servito rimuovere il 15 luglio 2013 il dirigente tecnico del Municipio X, Aldo Papalini, intercettato anche lui il 1° giugno 2012 in una conversazione con un altro esponente della malavita locale. Il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, definì l’episodio “gravissimo” e “sebbene l’indagine sia ancora in corso, rivelerebbe un inquietante rapporto tra alcuni esponenti della malavita organizzata locale e l’amministrazione comunale nel Municipio X. Un fatto sul quale abbiamo deciso di intervenire subito per rispristinare la legalità e per inviare un segnale chiaro e forte alla città. La criminalità si combatte con la trasparenza e con la determinazione”. Qualcosa dunque non torna nel valzer di nomine che, dal 15 luglio, si sussegue nel Municipio X.
Nel 2004, nelle 500 pagine di ordinanza, si legge: “gli indagati hanno nelle loro mani i dipendenti pubblici che dovrebbero controllare il regolare rilascio delle concessioni per l’installazione dei chioschi sulla spiaggia libera di ponente” e che tale organizzazione malavitosa era stata in grado di bloccare “il lavoro statale di rifacimento del lungomare di Ostia”. Nelle intercettazioni, Claudio Saccotelli così dialogava con il pregiudicato ‘Frank’ l’iracheno. «Quando puoi stare sul lungomare, all’altezza del tuo lotto?» «Anche tra mezz’ora» «Tu vai, c’è l’ingegnere Tabacchiera, con il direttore dei lavori» «Ma come lo riconosco?» «Lui sa chi sei. Ti riconosce lui». In realtà le aggressioni, anche fisiche, erano iniziate già molti anni prima. L’architetto Finzi, direttore tecnico e direttore del Municipio prima di Saccotelli, fu aggredito nel 2000 da Roberto Pergola (anche lui arrestato nel 2004) che assieme all’iracheno Sulaiman Faraj fonderà la cooperativa “Marta” per gestire il parcheggio del Porto Turistico di Roma ad Ostia, concesso a loro in comodato gratuito dal proprietario del Porto Mauro Balini. ‘Frank’ l’iracheno, dopo diverse vicissitudini, è stato arrestato nuovamente il 24 agosto 2012, sempre al Porto Turistico di Roma, ubriaco.
A fine luglio 2013 scatta l’operazione ‘Nuova Alba’, sostanzialmente la fotocopia dell’operazione ‘Anco Marzio’ del 2004. Nell’ambito delle intercettazioni Papalini viene rimosso. “Quello è l’unico lotto che non l’ha mai voluto nessuno, lo sai di chi era quello là, no? È de quelli che avemo ammazzato, gli ultimi”. Armando Spada si riferisce a un chiosco della spiaggia di ponente, un tempo di Francesco Antonini e Giovanni Galleoni, soprannominati Baficchio e Sorcanera, uccisi il 22 novembre 2011 a Nuova Ostia. Papalini non fa una piega e tranquillamente seduto nel suo ufficio, ribatte: “ora è assegnato a una romena, compagna di un comandante della finanza”. Conclude Spada: “Eh vabbè, se non se ne parla, famo presto a fa… je lo brucio”. L’operazione ‘Nuova Alba’, dopo 10 anni, riproporrà anche la presenza della malavita nel Porto di Roma, attribuendo a Mauro Balini “interessenze inquietanti con gli ambienti malavitosi”, dove il termine interessenza deve intendersi come “partecipazione agli utili di un’azienda, di un affare”.
Nulla è cambiato negli ultimi 10 anni e se non fosse stato per l’intervento delle forze dell’ordine e della Procura di Roma, quei ‘rapporti inquietanti’ tra malavita organizzata e amministrazione comunale, non sarebbero mai stati denunciati. Saccotelli è stato Direttore dell’attuale Municipio X proprio in quegli anni, da luglio 2002 a luglio 2008, per poi avere altri incarichi all’interno del Comune di Roma. Domani, 30 ottobre, si preannuncia il suo ritorno. Per altro sempre domani scade anche l’incarico nel Municipio X di Paolo Cafaggi, Direttore dell’Unità Tecnica e di quella Ambiente/Litorale (subentrato ad Aldo Papalini il 15 luglio), che risulta essere rinviato a giudizio per “concorso in abuso edilizio e falso ideologico” (LINK)
Se le nomine di Cafaggi e Saccotelli sono il “segnale chiaro e forte alla città” con cui il Sindaco Ignazio Marino combatte la criminalità a poche settimane dall’inizio del processo (previsto il 17 dicembre) scaturito dall’operazione ‘Nuova Alba’, non c’è ‘niente di nuovo sul fronte occidentale’.

Paula de Jesus per LabUr

martedì 8 ottobre 2013

Ostia in stallo per le bici, tra illegalità e protagonismi

Il 17 settembre scorso sono stati montati i primi stalli per le biciclette, che giacevano nei depositi della Unità Organizzativa Ambiente e Litorale da oltre tre anni, in diversi punti del Municipio X.
Peccato che il posizionamento degli stalli sia stato operato con spesa pubblica in totale dispregio della Legge 19 ottobre 1998, n. 366, Norme per il finanziamento della mobilità ciclistica, della Legge Regionale 16 febbraio 1990, n. 13, Interventi regionali per favorire lo sviluppo del trasporto ciclistico, del Regolamento viario urbano del Comune di Roma, del Decreto Legislativo N. 285 del 30/04/1992, Nuovo codice della strada. Non solo. Questa iniziativa non risulta mai esser stata perfezionata all’atto dell’installazione da alcuna determinazione dirigenziale del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale, U.O. X Gruppo Mare, costituendo dunque grave illecito amministrativo, e comunque mai pubblicata per la sua eventuale efficacia presso l'Albo Pretorio on-line del Comune di Roma, come previsto dal D.Lgs del 18 agosto 2000, n. 267, Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali e dalla legge 18 giugno 2009, n. 69, Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile. In particolare, oltre l'arbitraria ed illegittima localizzazione scelta per la realizzazione di stalli per velocipedi, non risultano nemmeno seguite le linee guide da tempo adottate nelle più importanti realtà europee relative all’offerta degli stalli (commisurata alla domanda effettiva, documentabile e quantitativamente significativa di sosta dei velocipedi), al posizionamento degli stalli (il più vicino possibile ai principali punti di approdo/sosta dei ciclisti), alla salvaguardia dei requisiti di sicurezza (accessibilità e fruibilità dello spazio pubblico come pure delle aree private regolarmente autorizzate, particolarmente in presenza di pubblici esercizi e servizi), alla visibilità ed identificabilità degli stalli ad uso esclusivo per velocipedi, con apposizione di opportuna segnaletica orizzontale e verticale.

Dopo che il Sindaco Marino ha percorso in bicicletta contromano Via Regina Elena, ha un degno compare anche nel Municipio X, l’Assessore Marco Belmonte, che ad una legittima richiesta di una mobilità alternativa ciclabile, è arrivato ad una illegale attuazione di protagonismo amministrativo.
Con i soldi impiegati per il posizionamento degli stalli e delle finte pedonalizzazioni e i costi aggiuntivi degli straordinari per i vigili urbani (che solo per i Fori Imperiali è di 400mila euro al mese), si potrebbero realizzare piste ciclabili in sede protetta per completare la magliatura di quelle esistenti. Dalla programmazione alla estemporaneizzazione del problema per una foto sul giornale in bicicletta.

Paula de Jesus per LabUr, Laboratorio di Urbanistica

mercoledì 21 agosto 2013

Ostia o Cripple Creek? Il caso di 'Approdo alla Lettura' dopo le dichiarazione del Municipio X



Oggi sono stati messi i sigilli a una libreria sul Pontile di Ostia, 'Approdo alla Lettura', vincitrice di un bando di gara (società "Il Libraio sas"). Dopo l'esposto del Comitato Civico 2013 (v. LINK), inviato in Procura, a cui l'Assessore alla Cultura dell'attuale X Municipio, Sandro Lorenzatti, ha assicurato che risponderà, sono state rilasciate da Lorenzatti e dal Presidente del Municipio X, Andrea Tassone, dichiarazioni a dir poco imbarazzanti. Il bando pubblico per la manifestazione "Libramare", triennio 2013-2015 (periodo 1 giugno-10 gennaio), recitava chiaro (art.1): "Per l’anno 2013 l’affidamento avverrà, presumibilmente entro il 15 giugno 2013, per consentire l’espletamento della procedura di assegnazione". La presentazione delle offerte scadeva il 27 maggio 2013. Il 25 giugno si è insediata la nuova giunta del Municipio X: erano dunque trascorsi già 10 giorni dalla data prevista di affidamento e 24 da quella d'inizio attività. La comunicazione di aver vinto il bando è stata alla fine inoltrata alla società "Il Libraio sas" mediante delibera dirigenziale dell'8 luglio 2013, mai pubblicata all'Albo Pretorio del Comune di Roma come previsto per legge, dunque 23 giorni dopo la data prevista di affidamento, 37 da quella d'inizio attività.
Il 15 luglio 2013, dopo la notizia pubblicata dal quotidiano La Repubblica sulle infiltrazioni malavitose dentro l'attuale Municipio X, si è insediato come nuovo direttore l'Avv. Rodolfo Murra, che solo in data 29 luglio 2013 (44 giorni dopo la data prevista di affidamento), ha inviato la diffida alla società "Il Libraio sas". Questa la motivazione: poichè non è stata stipulata alcuna convenzione, la struttura non può occupare il pontile, cosa invece già fatta dalla società per necessità di esercizio, in attesa di definire le pendenze. Addirittura Murra ha valutato una "indennità risarcitoria" di 57.300 euro per l'avvenuta occupazione senza convenzione, da non confondere con l'indennità di occupazione di suolo pubblico, tanto che nella successiva determinazione di sgombero forzoso firmata il 16 agosto, Murra scrive testualmente: "con successivi provvedimenti si procederà alla quantificazione dell'indennità di occupazione di suolo pubblico (OSP)".
L'assurdo si ottiene con il comunicato stampa rilasciato dall'attuale Municipio X in cui invece si dichiara che i 57.300 euro sono i canoni COSAP e OSP. Insomma, questi 57mila e rotti euro, che cosa sono? Perché per più di un mese la nuova giunta non ha definito la stipula del contratto? Se c'erano irregolarità o inadempienze, perché non è stata fatta alcuna azione? Ci sono gli estremi per omissione in atti di ufficio da parte dei dirigenti e politici del Municipio?
Il ritardo politico nel far partire la manifestazione, l'inadeguatezza della struttura amministrativa nella gestione del bando, sono evidenti, come è evidente il danno recato ai cittadini, privati di uno spazio culturale. Nel frattempo la sindrome dello sceriffo de' noantri pervade chiunque possa vantare una stella di latta.
Ma è Ostia o Cripple Creek?

paula de jesus per LabUr, Laboratorio di Urbanistica

mercoledì 31 luglio 2013

OSTIA, WATERFRONT: LA NUOVA GIUNTA DEL 'FARE' DIETROFRONT

Il silenzio della nuova giunta di Ostia sulle recenti operazioni di polizia è inquietante, soprattutto perché accompagnato da una impropria logorrea quando si parla invece di interventi pubblici. Nessuna cautela. Tutti hanno ora necessità di far vedere che l'emergenza è superata e che è ora di 'fare'. E sul 'fare' sono tutti d’accordo, ma nessuno che si degni, almeno per senso di responsabilità, di parlare di legalità e sicurezza. Mentre a Fiumicino si mette all’ordine del giorno l’“anti mafia”, ad Ostia si parla degli F35. Nessuna richiesta di costituirsi parte civile nei processi contro le attività criminose di stampo mafioso afferenti il nostro territorio. Nessuna richiesta di strumenti amministrativi per rafforzare la trasparenza, la legalità e il controllo delle procedure di appalto, di lavori, servizi e forniture. Nessuna richiesta di coinvolgimento delle realtà civiche al fine di promuovere la partecipazione a garanzia della legalità e della vita democratica locale.  
Anzi, riparte la solita manifrina propagandistica per regalare illusioni ai cittadini sul raddoppio del Ponte della Scafa, questa volta definendolo "low cost", che poi “low” non è e l’iter non è affatto a buon punto, come dichiara invece Andrea Tassone.
L'Assessore Comunale alla Trasformazione Urbana, Giovanni Caudo, cancella il processo partecipativo sul Waterfront  (di cui però fa parte anche l’ampliamento del Porto di Roma). Quello municipale, Giacomina Di Salvo, vuole tavoli tecnici universitari per rimanere nelle quattro mura sicure della “casa accademica”. Il Presidente del Municipio X, Andrea Tassone, dichiara di non voler utilizzare la parola internazionale “waterfront”, però (a sproposito) "low cost" sì. Insomma, una sorta di damnatio memoriae il cui principale obiettivo non è cancellare i cinque anni di Alemanno, bensì fingere che i cinque anni siano trascorsi con un nulla di fatto, quando invece per la prima volta si è riusciti a costruire nel Municipio X un tavolo (il Tavolo Partecipato sul Waterfront di Roma Capitale) intorno al quale tutte le forze civiche del territorio (imprenditoriali, sindacali, professionali e cittadine) sono in grado di discutere con elevata competenza della riqualificazione del Lungomare e hanno già fatto ciò che auspica il Vice Presidente del Municipio X, Sandro Lorenzatti, sempre assente come tutti gli altri, ad eccezione dell’Assessore ai LL.PP. del Municipio X, Antonio Caliendo.
Ad interessarsi del Tavolo è invece l’Assessore comunale Caudo. La nuova giunta, nel vuoto pneumatico di idee proprie ed originali, dopo il fallimento per loro stessa ammissione delle politiche urbanistiche per il Litorale dal 1993 ad oggi, riesuma il 'Progetto Litorale' addirittura di 30 anni fa (forse per pubblicizzare il libro del capogruppo del PD in Campidoglio Francesco D’Ausilio), come se il resto del mondo fosse rimasto immobile. Ripropone il solito refrain dei privati illuminati e architetti più o meno famosi e il sacrificio delle aree demaniali dentro il processo di trasformazione urbana. E come se non bastasse aprono il confronto con i balneari e con le forze imprenditoriali del territorio, compreso il Porto di Roma, scosso dalla bufera delle recenti indagini giudiziarie, esattamente come ha fatto il centro-destra.
La politica ancora una volta si dimostra vecchia e miope e in barba al regolamento di partecipazione del Comune di Roma non dialoga con le realtà civiche tutte, ma discute con i soliti noti di progetti ammuffiti nei cassetti. Primo tra tutti, appunto, quell'inutile 'Progetto Litorale' che già dal 1981 imponeva il Porto ad Ostia (il settore diportistico da anni è in forte crisi), l'arretramento del lungomare e un maxi campeggio dentro Castelfusano (oltre 600 milioni di allora per realizzarlo).
Come diceva Gaber in una famosa canzone, qualcuno era comunista. Forse varrebbe proprio la pena riascoltarla.

lunedì 29 luglio 2013

OSTIA, UFFICIO TECNICO: CAFAGGI INDAGATO 'PER CONCORSO IN ABUSO EDILIZIO'. SALE MARINO E PESCI IN BARILE.

Dentro le vicende giudiziarie della 'mafia delle spiagge' esiste anche un mistero che riguarda Paolo Cafaggi, dal 15 luglio 2013 nuovo direttore dell'ufficio tecnico (UOT) di Ostia. Risulta infatti da un articolo di Repubblica mai smentito (1), quanto segue: "Paolo Cafaggi e due geometri Alessio Marini e Gianfranco Pannunzi, rischiano di finire a processo per concorso in abuso edilizio e falso ideologico. Secondo il pm Roberto Felici avrebbero fatto ottenere a una società per azioni la sanatoria per l' uso commerciale di un complesso invece adibito ad uso agricolo". La notizia si riferisce al 2009 ed è stata pubblicata il 20 giugno 2013: questo il Sindaco Marino, lo sa? In una amministrazione che si dichiara trasparente, è perlomeno 'anomalo' che con queste accuse Paolo Cafaggi, fino alla rimozione di Papalini del 15 luglio, abbia ricoperto l'incarico ad interim come dirigente dell'UOAL (2), l'Unità Organizzativa Ambiente e Litorale di Ostia demandata al controllo delle concessioni balneari. Inoltre Aldo Papalini era già stato rimosso dall'UOAL nel 2012. A riferirlo l'ex-presidente dell'ex-XIII Municipio (ora Municipio X), Giacomo Vizzani (3): “Preciso che sono stato io personalmente, in una lettera protocollata il 4 ottobre scorso, a chiedere la sostituzione del direttore dell’UOAL, Aldo Papalini. La nomina era temporanea in quanto l’ingegner Papalini è già direttore dell’UOT del XIII Municipio". Perché allora Marino si è scapicollato ad Ostia a destituire Papalini e a rafforzare il ruolo di Cafaggi quando Papalini era già stato rimosso e risulta Cafaggi ancora indagato, almeno davanti all'opinione pubblica? C'è un altro piccolo particolare. Sempre Paolo Cafaggi risulta iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma insieme ad Alemanno per la vicenda del 'sale tossico' legata alla nevicata di febbraio 2012 (4). Paolo Cafaggi è inoltre tutt'ora direttore dell'UOT del II Municipio (*) (ex-II e III): come fa a sostenere il carico di lavoro degli uffici tecnici di ben due municipi? Tutte queste domande meritano risposte immediate. In compenso, Rodolfo Murra, neo nominato Direttore del Municipio X, inizia il suo operato con un coupe de teatre: invia un atto di diffida nei confronti della manifestazione storica di Approdo alla Lettura per occupazione abusiva di suolo pubblico, nonostante sia l’unico partecipante nonché vincitore del bando di Libramare, aggiudicato il 7 luglio 2013. Ad majora!


(*) Il II municipio è quello dei Parioli, dell'Olimpico, di via Nomentana, di Villa Borghese.
(1) LINK 1
(2) LINK 2
(3) LINK 3
(4) LINK 4

giovedì 25 luglio 2013

Roma-Latina, Municipio X: tre ponti, nessuna idea



Mentre il Sindaco di Roma lavora sulla chiusura dei Fori Imperiali al traffico, mentre l’Assessore alla Trasformazione Urbana del Comune di Roma si incontra con le associazioni e i cittadini per portare avanti l’attuazione del piano quadro attraverso azioni strettamente integrate con quelle più generali della mobilità (riduzione del traffico auto, potenziamento del TPL e intermodalità) e dell’urbanistica, la Regione Lazio forza vecchi schemi di mobilità con impatti devastanti sul territorio nel silenzio totale del Municipio X. Si tratta della bretella autostradale Tor De’ Cenci A12 16 km (autostrada Roma-Latina),  bretella camionabile a pedaggio. Dalla zona di Malpasso in viadotto passerà sopra Via Del Risaro, in galleria tra l’abitato di Via Belluzzi e la Caserma del NOCS, scavalcherà la Via C. Colombo, continuerà in viadotto tra Via di Mezzocammino e Vitigna, con un ponte di 1,5 km scavalcherà il Tevere passando in complanare vicino alla Roma-Fiumicino per innestarsi alla A12. Il tutto al modico prezzo di 500 milioni di euro per far transitare 9.560 veicoli leggeri al giorno e 6.760 veicoli pesanti dalla Roma-Fiumicino/GRA. I cantieri sarebbero dovuti partire ad Aprile 2013, dopo l’approvazione del CIPE del 3 Agosto 2012 per un importo totale del Corridoio intermodale Roma-Latina e Collegamento Cisterna-Valmontone, considerata di pubblico interesse, di 2,728 miliardi di euro, con contributo pubblico fino al 40%.

Nonostante i comitati di quartiere abbiamo chiesto alla Regione di stornare 400 milioni per la messa in sicurezza e il miglioramento della Pontina, il cui percorso si sovrapporrebbe a quello della futura autostrada, la Regione Lazio sembrerebbe decisa ad andare avanti.

Da che non c’erano ponti dal Grande Raccordo Anulare a quello dello Scafa ora addirittura ne sono previsti tre: nuovo Ponte della Scafa, il Ponte di Dragona e il Ponte della bretella A12 – Tor De’ Cenci (il c.d. Corridoio plurimodale Tirrenico-Nord Europa). Dei primi due se ne parla da 15 anni, del terzo dal 2001. Quello con maggiori probabilità di venire realizzato è il terzo, se verrà firmato il contratto a dicembre di quest’anno. E’ certo però che i tre ponti sono altamente impattanti per il Municipio X. Eppure non troviamo traccia né nel programma del neo Presidente Andrea Tassone, né dichiarazioni sul tema da parte della sua Amministrazione, salvo le solite dichiarazioni vecchie e stantie sul potenziamento della Roma-Lido, le complanari sulla C. Colombo e l’unificazione della Via del Mare con l’Ostiense.

Insomma, nonostante il colore politico delle amministrazioni sia lo stesso a tutti i livelli, siamo di fronte a due approcci diametralmente opposti. Quello del Sindaco di Roma e dell’Assessore alla Trasformazione Urbana che tenta un approccio che guardi alla città non come la somma di nuclei edilizi delimitati da vie di scorrimento, dal momento che un accettabile livello di qualità urbana non esiste con alti livelli di motorizzazione. E quello della Regione Lazio e del Governo che mette ancora l’automobile al centro delle politiche sulla mobilità e dove i cittadini sono equiparati ad un flusso in una conduttura stradale.

Nell’ottica del Distretto Turistico balneare (il primo concesso dal Governo proprio al Litorale romano) scelte di questo genere, antiquate e non innovative, sono quanto di più antitetico ad uno sviluppo sostenibile di un territorio e di una città a vocazione turistica che voglia ambire ad essere una moderna Capitale europea.

paula de jesus per LabUr - Laboratorio di Urbanistica

lunedì 15 luglio 2013

“Ecco il legame tra mafia e politica sul litorale romano. Marino intervenga a costo di sacrificare anche alcuni dei suoi”

di Lucio Lussi - da Il Monitore Romano



Qual è la situazione delle concessioni demaniali dell’arenile di Ostia?
“Si confondono concessioni rilasciate dal demanio con quelle delle spiagge pubbliche rilasciate dal Comune, si confondono concessioni per gli esercizi commerciali con quelle per le pertinenze demaniali. Con la recente attuazione del decentramento amministrativo il XIII municipio ha messo mano su tutte queste cose, scavalcando a volte di fatto i poteri e il ruolo della capitaneria di porto (per il controllo delle aree occupate sugli arenili) e quello dell’Agenzia delle Entrate/Regione Lazio (per la determinazione degli importi da pagare). Aggiungiamo il potere che ha il tribunale di Ostia per le diatribe tra balneari e Stato sul pagamento delle concessioni stesse e abbiamo un quadro di piena confusione gestito dall’Ufficio Tecnico municipale, a sua volta gestito dalla giunta politica del Municipio, a sua volta gestita dai voti ricevuti dai poteri forti del territorio”.

Si parla di infiltrazioni criminali nelle concessioni. Ci può spiegare meglio?
“Le infiltrazioni fanno parte di quel malsano meccanismo che parte dal riciclaggio dei soldi che esiste nel XIII Municipio, attuale X, (usura, videogiochi, riciclaggio) che lega molta imprenditoria alla malavita e che porta i voti ai politici affinchè proteggano i propri interessi economici. Avere uno stabilimento balneare significa avere una lavatrice di soldi in quanto il controllo fiscale sugli ormai ‘villaggi turistici balneari’ è quasi zero. Non si ricorda da molti anni alcun intervento della Guardia di Finanza. Strano vero?”.

Il tutto corredato da ingenti spese per milioni di euro avallate da rappresentanti politici conniventi
“Basti pensare agli ingenti capitali che vengono investiti sulla finta battaglia per l’erosione o che si vogliono spendere per l’industria turistica sul litorale (secondo polo turistico, distretto turistico balneare) per capire come la politica da Veltroni ad oggi voglia difendere questo marcio sistema in cui la malavita ha il suo preciso ruolo”.

Del resto la presenza del clan Spada sull’arenile e la richiesta di un esponente Spada al dirigente dell’ufficio tecnico del Municipio di Ostia confermano un forte legame tra criminalità organizzata e amministrazione del litorale…

“L’esistenza di un legame non è una novità, basti pensare a quanto già emerso con Fasciani e Mokbel. Non scopriamo nulla di nuovo, ad Ostia si sa tutto da anni ma si insabbia tutto da
sempre. La politica locale combatte le infiltrazioni mafiose tenendo una candela in mano durante le manifestazioni”.

Viva preoccupazione è stata espressa anche dal Campidoglio. Ignazio Marino infatti ha ordinato una approfondita ispezione sull’operato degli amministratori di Ostia coinvolti nella concessione delle licenze demaniali. E’ la volta buona per combattere le infiltrazioni criminali a Ostia e sul litorale romano?
“Singolare che Marino abbia deciso questa iniziativa apprendendo la notizia dai giornali. Chi governa un territorio queste cose le conosce già da tempo. Se la Procura non avesse fatto uscire le carte consegnandole a Repubblica, sarebbe rimasto tutto a posto? Le Commissioni Municipali sulla trasparenza e garanzia, affidate all’opposizione, non hanno mai funzionato. L’unico modo in cui c’è stato un tentativo serio di fare pulizia sul territorio è stato quello di Pannella nel 1992, la prima vera tangentopoli partì da Ostia. Ad oggi si stanno ricreando solo nuovi equilibri. Marino deve andare fino in fondo, a costo di sacrificare anche alcuni dei suoi, o si presterà soltanto ad un gioco sporco"

giovedì 11 luglio 2013

Ostia e i Rom: nasce con la Droghei l'Urbanistica del disprezzo


Grazie al PD dell'attuale X Municipio si apre un nuovo capitolo dell'emergenza abitativa a Roma: l'edilizia per i Rom. In poche parole, casa e lavoro diventano i due elementi base per risolvere un annoso problema sociale e di integrazione, ingigantito dalle scelte sbagliate della sinistra e affrontato con inutili e costosi sgomberi da parte della destra. Così, dopo il fallimento di Alemanno con i campi Rom, si parla in questi giorni di trovare aree "per realizzare villaggi temporanei", cioè campi Rom che poi diventano definitivi, e si portano avanti 'soluzioni alternative'. Come i programmi di autocostruzione: dare ai Rom case e cascine da ristrutturare.
Il pretesto è la sistemazione di poche decine di famiglie insediatesi nella modesta pineta delle Acque Rosse ad Ostia e minacciate da una serie di microincendi estivi. Una pineta, quella delle Acque Rosse, da sempre sede di insediamenti abusivi e non solo Rom. La decisione politica è quella di Emanuela Droghei (PD), Assessore alle Politiche Sociali del X Municipio e moglie del capogruppo PD in Campidoglio, Francesco D'Ausilio. Inquietante la sua dichiarazione: "opereremo in tempi strettissimi". La Droghei non solo ignora problemi urbanistici, igienico-sanitari e legati al turismo, ma ancor peggio ignora realtà locali come quella della Caritas che, sponsorizzata da SeL, PD e in collaborazione con la facoltà di Architettura di Roma Tre, sta portando avanti per i Rom un progetto di autocostruzione e di formazione professionale ad Acilia. Eppure non più di un anno fa l'attuale capogruppo PD del X Municipio, Giuseppe Sesa, in qualità di 'esperto' PD per le politiche sociali sosteneva: "non c’è alcuna volontà di risolvere il problema dell'emarginazione alla radice", contestando le scelte di Alemanno. Oggi al governo del Municipio, Sesa dimentica quello che aveva detto, il problema dell'emarginazione rimane e la Droghei si adopera per consumare ulteriore suolo. Non ci sono strumenti urbanistici che contemplino la bizzarra soluzione della Droghei del 'villaggio temporaneo' a meno che la Droghei non voglia risolvere in forma illegittima il problema realizzando il solito ghetto moderno con cui si accompagna in Italia la figura del Rom, del Sinto o del Camminante. Premesso che un censimento vero e proprio non c'è e che dunque il dimensionamento del 'villaggio temporaneo' è fittizio, premesso che i progetti di autocostruzione in Italia sono pochissimi, come si fa a pensare a campi Rom o 'villaggi temporanei' nel X Municipio, destinato, a detta di tutti, allo sviluppo del turismo e al recupero urbanistico del territorio? Non è solo colpa del PD e della poco illuminata Droghei, ma anche del neo Assessore all'Urbanistica del X municipio, Giacomina Di Salvo, che evidentemente non ha suggerito alla collega Droghei che i campi nomadi non possono ricadere né in zone residenziali né vengono considerati insediamenti abitativi, ma rientrano nella categoria (ormai di accezione comune) di "area per allestimenti pubblici sovracomunali". In altre parole, i campi nomadi costituiscono quella che è definita l'urbanistica del disprezzo, che impiega aree prive di valore e che presto diventano nuovi luoghi di emarginazione. Gestire l'emergenza abitativa è una cosa, gestire i nomadi un'altra. La prima è una pianificazione urbanistica ed edilizia, la seconda una pianificazione sociale che deve comprendere servizi, assistenza e politiche di integrazione, quelle vere. Reperire "un’area pubblica nella quale poter montare unità abitative per una ventina di nuclei familiari", come sostiene invece la Droghei, è solo il parto di chi ignora e che non conoscendo le regole ordinarie per gestire un problema si inventa regole straordinarie che ti sbattono in prima pagina.

giovedì 4 luglio 2013

"Roma al Mare" ma senza i romani

Tralasciando gli strafalcioni storici e i molti luoghi comuni, l’incontro organizzato oggi a Ostia dall'Assobalneari Roma presso il Palafijlkam dal titolo “Roma al mare. L’affaccio della Capitale  sul Mediterraneo. Passato, presente, futuro” (in parole povere, il 'waterfront') è stato il tripudio di una pericolosa 'liasion' tra Cultura e Turismo, in cui i beni culturali e il paesaggio diventano strumento al servizio della sola rendita economica turistica. Presente, oltre a Davide Bordoni, Luciano Ciocchetti e parte della Giunta Municipale, anche il responsabile di Esselunga interessato a costruire, con l'ultimo colpo di coda, un bel centro commerciale, di cui sempre Papagni è il progettista, lungo il Canale della Lingua, combattuto un anno fa dalla Ascom e dai cittadini del Municipio X.
Un’idea di sviluppo del territorio che ancora una volta esclude i cittadini, nonostante si siano organizzati in un tavolo della partecipazione e che ancora si fa forte del motto mussoliniano “Roma al Mare” in salsa classista. Papagni infatti ha definito il turismo dei romani verso il Litorale la seconda “peggior disgrazia”, auspicandone la fine in favore di un turismo straniero "da strappare a Roma per due giorni". La prima disgrazia, sempre secondo Papagni e tutti i relatori, compreso il Vice Presidente del Municipio X e Ass. alla Cultura, Sandro Lorenzatti, sono invece le scelte urbanistiche dei primi del ‘900 operate dall’Ing. Paolo Orlando che, secondo il falso storico proposto, ha “sdraiato le dune e costruito troppo vicino al mare”. Peccato che il progetto attuale del waterfront sostenuto dai balneari preveda l’abbattimento dell'ultimo baluardo dell'antica duna costiera di Ostia e addirittura grattacieli nei pressi proprio del PalaFijlkam, all'interno dei 300 metri di inedificabilità dalla linea di costa imposti dalla legge “Galasso”. 

"Roma al mare. L’affaccio della Capitale  sul Mediterraneo. Passato, presente, futuro", che è anche il titolo dell'omonimo libro, è l'ennesima pubblicazione dell'Architetto Vittoria Crisostomi, da oltre 10 anni nel Dip.to Urbanistica del Comune di Roma, che ad ogni cambio di giunta capitolina, divulga con generosità il proprio operato grazie alle imprese di settore, senza essersi mai preoccupata di fare altrettanto verso i cittadini nelle diverse fasi dei processi partecipativi previsti dallo Statuto del Comune di Roma.
Durante tutto l'incontro Ostia è stata considerata città e non quartiere di Roma, anche da Roberto Rocca della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che arriva a criticare la definizione di Ostia, mare di Roma, in favore di "Mare con Roma". Ostia diviene così solo uno "spazio, polo di attrazione turistica', non il Municipio X della Capitale con quasi 300mila abitanti con le loro necessità di servizi, verde ed altro.
Il paradosso però è evidente: il progetto del waterfront, contenuto nella pubblicazione, è un progetto che esclude proprio il mare e la spiaggia. Il Piano di Utilizzazione degli Arenili è bloccato da anni in attesa di un nuovo strumento urbanistico, così come dichiarato dalla stessa Crisostomi ad Aprile 2013, mentre di recente proprio la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha approvato il primo Distretto Turistico Balneare, a burocrazia zero, che rimarrà l'unico in Italia per i prossimi anni, in nome dell'economia turistica di "Roma al Mare". Insomma, proprio coloro che sono fuori da ogni strumento urbanistico e arrogantemente in attesa di risolvere l'infrazione europea sulle concessioni demaniali marittime, parlano di 'Roma al Mare' senza i romani, con tutti i suoi falsi storici, di "scatole" e di "prodotto". Un territorio come il Municipio X viene dunque ridotto a merce sugli scaffali di un centro commerciale, come all'Esselunga. Nell'incapacità di avere idee innovative, nonostante Giulio Mancini, de Il Messaggero e moderatore, abbia parlato di Terza Rinascita, durante tutto l'incontro si sono portati ad esempio modelli di waterfront quali Barcellona, Lisbona, Jesolo e Rimini, vecchi e obsoleti, privilegiando sempre la "scatola" ma non il contenuto, e mai il valore sociale di una 'riqualificazione'. 
E' Papagni a definire l'incontro 'una mattinata in amicizia', tanto che il Presidente del Premio Città di Roma, Aldo Milesi, è giunto a dire che "Papagni è la dimostrazione vivente che con l'ottimismo della volontà si può fare tutto". In effetti Papagni, oggi portavoce di tutte le altre federazioni di categoria presenti, nella 'vacatio legis' di strumenti urbanistici dedicati,'fa un po' come gli pare'. Nel frattempo il Tavolo Partecipato sul Waterfront lavora affinché il turismo non divenga l'attività che vampirizza e distrugge la risorsa che alimenta.

mercoledì 3 luglio 2013

Municipio X, Presidente Commissione Urbanistica - Tra conflitti di interesse e opacità



Quest'uomo nella foto è Marco Siano, eletto nelle liste del PD con più di 1.000 voti in Municipio X, mai visto, mai sentito. Dopo la nomina ad Assessore all'Urbanistica della moglie del portaborse/tuttofare in campagna elettorale del neo Presidente PD, Andrea Tassone, in quota fintamente "Lista Civica", ecco la prossima nomina 'meritocratica' alla Presidenza della Commissione Urbanistica, all'uomo che lavorava nell'Ufficio dell'ex Assessore all'Ambiente Sport e Turismo del PDL, Giancarlo Innocenzi, che evidentemente molto disilluso del trattamento subito quando si è scelto il candidato Presidente per la coalizione di centro-destra, Cristiano Rasi, ha detto ai suoi discepoli "andate e moltiplicatevi" ovunque, anche nel PD meno L.
Marco Siano è attualmente un geometra presso Studio Tecnico Siano. Ogni altro commento è superfluo, anche sui conflitti di interesse.
W la meritocrazia, W la discontinuità, W la squadra!

giovedì 27 giugno 2013

Waterfront Roma: da Dubai alla Norvegia attraverso gli 'Ossi di persica"




Cosa c'entra Ostia con Dubai o con le microscopiche cittadine di Kirkenes e Bodo in Norvegia? C'entra come la cicoria al Grand Hotel. Siamo infatti passati dalle isole portoghesi di Rutelli e Veltroni, alle piste da sci sul lungomare, modello estate-inverno Ski Dubai di Alemanno, al concorso internazionale del neo sindaco Ignazio Marino. Di concorsi internazionali, per altro costosissimi, i romani ne hanno piene le tasche.
Cosa accumuna questi amministratori? La visione turistica di Ostia, che poco ha a che fare con una visione urbanistica. Ostia e il suo entroterra sono quartieri di Roma, non città balneari.
La musica non sembra essere cambiata nemmeno con la nomina ad Assessore all’Urbanistica nel Municipio X  di un’ 'esperta' di zone sismiche e appartenente a uno studio di Architettura che si è avventurato in terra scandinava per parlare di 'Waterfront'. Al suo esordio ha dichiarato: “Mi impegnerò a riqualificare tutto ciò che già esiste per migliorare il territorio anche come meta turistica … Il progetto del Waterfront è l'occasione di sviluppo del territorio”. Da una nomina definita 'tecnica' ci si aspettavano commenti 'tecnici', che però non abbiamo potuto apprezzare nemmeno in questi ultimi 20 anni, che hanno visto il nostro Municipio eletto a “pattumiera romana del cemento”, dalle densificazioni all’assenza di standard, dagli abusi urbanistici come le Terrazze del Presidente al PUA. Infatti, nel Municipio X dal 2004 al 2011 sono stati accettati 2.093 permessi di costruire su 11.068 totali di tutta Roma, vale a dire il 19%. Per abusi edilizi commessi, nello stesso periodo, il X Municipio è secondo soltanto all’ex XIX Municipio (che però ha solo 788 permessi accettati).
Per il Turismo c’è un Assessorato apposito che poco ha a che fare con l’Urbanistica, a meno che, contrariamente a quanto un ‘tecnico’ dovrebbe sapere, sia l’economia a governare l’Urbanistica e non viceversa.
Tutto cambia perché nulla cambi. Il 4 luglio prossimo, infatti, a cura della Federbalneari, si presenterà ad Ostia un bel libro su come un tempo la città sul mare era stata concepita: gli 'ossi di persica', il nome che i romani danno alle spiagge invase dai noccioli di pesca ('persica'). Insomma, di mobilità, servizi pubblici, recupero dell'edilizia, contrasto all'erosione, standard urbanistici non ne parla nessuno, nemmeno il neo Assessore competente. Eppure si tratta di 'riqualificare' un litorale romano indegno di una Capitale europea, figuriamoci mondiale.
Ad ogni tornata elettorale si spera che la musica cambi e invece è sempre la stessa, nella totale assenza di una visione urbanistica degna di questo nome. Per fortuna che i cittadini sono più maturi dei loro amministratori e si sono organizzati con il Tavolo Partecipato del Waterfront, che procede senza sosta a ricucire le idee smagliate di chi il territorio non lo conosce e che ne vuole fare, consapevolmente o inconsapevolmente, carne da macello per becera speculazione. Sono loro, numerosissimi, ad aver capito che se governa il turismo in campo urbanistico si appiattisce, inesorabilmente, la funzione dei beni culturali e del paesaggio a quella di strumento al servizio delle rendite economiche derivate dai flussi turistici. Ed è esattamente l’idea di città che non vogliono.

paula de jesus per LabUr - Laboratorio di Urbanistica

sabato 8 giugno 2013

Porto di Ostia: nuovo esposto per presunte irregolarità


Come ha fatto l'Assemblea Capitolina con delibera n.46 del 12 novembre 2012 a ratificare l'accordo di programma per il raddoppio del Porto di Ostia se l'attuale Presidente della Regione, Nicola Zingaretti, oggi pomeriggio, dichiara di aver firmato lui l'accordo di programma? E' un falso in atto pubblico l'approvazione da parte della Giunta Regionale dell' Accordo di Programma con deliberazione n. 410 del 6 agosto 2012, come si sostenne a suo tempo? Per il Porto di Ostia è dunque tutto da rifare, come prevede la Legge (dell’art.34, comma V, D.l.gs. n. 267/2000)? Presenteremo un nuovo esposto dopo quello già presentato lo scorso 30 novembre 2012.

giovedì 23 maggio 2013

M5S: se non risichi non rosichi, ma se rosichi 'te l'ar-rischi'



Questo pomeriggio una scenetta a dir poco penosa. I grillocuste, evidentemente in stato di rosicamento massimo dopo la questione del "mandatario di se stesso", hanno un lampo cerebrale. Arrivano davanti allo stabilimento Urbinati, dove viene ospitato il gazebo della lista civica per Marino, con il loro camper. Scendono in 4 e cominciano a fare le riprese provocando il gestore, con domande tipo "scusi, ma si vede il mare qui?". "Certo", gli viene risposto. E si può accedere al mare liberamente?". "Certamente", prosegue il gestore. "Ma io non lo vedo il mare". Il gestore a questo punto gli risponde "Forse sei cecato". Ecco, questa è la foto che ho fatto seduta in auto, quindi all'altezza di 1m e il mare si vede benissimo, figuriamoci ad altezza uomo. Ora, se c'è uno stabilimento che non solo consente tutto l'anno l'accesso al mare, ma anche la visuale, è proprio l'Urbinati. Forse il problema era un altro e ha un nome ed un cognome: Andrea Schaivone, candidato alla Lista Civica per Marino nel X Municipio.
Ecco l'ennesimo caso, uno dei tanti, di chi pensa di essere Mandrake prima maniera e invece è ridotto a fare l'illusionista davanti al Colosseo per la gioia dei fotografi giapponesi. Occhio ai leoni.
Mi è sorta spontanea una domanda: sono andata all'AMANUSA, dove svetta, su una spiaggia pubblica con tanto di chiosco Con ristorante grande quanto la mensa del Lingotto, una bella bandiera del M5S ... tutto regolare no?

giovedì 25 aprile 2013

Ostia, Waterfront - Il Dietrofront di Alemanno e Vizzani



Il 29 Marzo dichiarava un tronfio Presidente del XIII Municipio G. Vizzani “Quanto accaduto per il progetto Waterfront è da considerare un fatto epocale, un risultato inaspettato. La prossima settimana  insieme all'ingegner Stravato dovremo redigere il regolamento (della cabina di regia, n.d.r.)  […] Il sindaco si è inoltre riservato di riferire ulteriori considerazioni entro martedì prossimo. Il regolamento sarà oggetto dell'ordinanza che darà vita alla cabina di regia e al tavolo tecnico” .
E’ passato quasi un mese e siamo al nulla di fatto. Non solo. La bozza che gira, oggetto di ordinanza sindacale, redatta nell’incontro tra il Resp. Dipartimento Programma e Attuazione Urbanistica, Ing. Errico Stravato, e il Presidente del Municipio XIII, Giacomo Vizzani, è una presa per i fondelli. Si tratta infatti della fotocopia del Processo Partecipato.
Non è tollerabile che un Presidente del Municipio, che dovrebbe rappresentare tutti i cittadini e che ha osteggiato per mesi il Tavolo Partecipato sul Waterfront, si vanti di aver ottenuto per primo in Italia un risultato che in realtà disattende. Una becera strumentalizzazione da campagna elettorale.
Nonostante il fax del 4 Aprile, in cui si sollecitava l'ordinanza sindacale o d.d. per la Cabina di Regia sul "waterfront" di Ostia, e il fax dell’11 Aprile, in cui si chiedeva con urgenza di aver copia del verbale della riunione tra il Presidente Vizzani e l’Ing. Stravato, l’amministrazione, in totale dispregio dei principi della partecipazione, quali la trasparenza e il dialogo, redige un documento lontanissimo da una cabina di regia, che il tavolo aveva proposto al Sindaco per venire incontro all’esigenza di abbreviare i tempi della Progettazione Partecipata, votata dal consiglio del Municipio XIII il 28 Marzo scorso.
La cabina di regia doveva prevedere la presenza del Tavolo alle conferenze di servizi e non la fotocopia del Processo Partecipato. I cittadini non sono merce per becere speculazioni di propaganda politica.

paula de jesus per LabUr

giovedì 4 aprile 2013

Candidati alle primarie del XIII Municipio: Un mondo di @-mozioni intergalattiche

Da anni si producono documenti a profusione nel nostro municipio che iniziano pressappoco tutti così: “… che impegni il Presidente e l'Assessore competente a sollecitare presso ….” Di solito si tratta di mozioni, assolutamente inutili e sempre disattese, che assomigliano a quei giudizi sulle pagelle stile “Il ragazzo si impegna, ma non riesce a raggiungere risultati apprezzabili”, che è come dire, meglio che vada a lavorare.
In un paese come il nostro abituato ad essere così indulgente da produrre aberrazioni morali ed etiche ad ogni livello, compreso quello amministrativo e politico, si continua ad assistere a programmi elettorali che molti definirebbero, nella migliore delle ipotesi, un libro dei sogni. Come nel caso dei candidati alle primarie del XIII Municipio. Tra desideri, sogni e utopie inter-tutto, mancano solo le planetarie, vengono sciorinati punti programmatici che sono fuori dalle competenze di un amministratore municipale e viene spontaneo chiedersi (chissà se qualche bravo giornalista porrà la domanda) se i candidati conoscano gli ambiti di competenza del Presidente del Municipio X (ex-XIII), carica per la quale appunto si candidano. I loro programmi elettorali sembrano usciti dal plot di Star Trek "esplorare nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme di vita e nuove civiltà, per andare là dove nessun uomo è mai giunto prima".

Prendiamo il caso di Patrizia Salis (LINK), candidata per Centro Democratico fondato da Tabacci: totalmente assente ogni riferimento a urbanistica, decentramento, turismo, competenze invece specifiche del Municipio. Parla invece di Sanità e dell’ospedale Grassi in particolare, competenze tipicamente regionali. Appena un accenno alla collaborazione con i medici di base, ma nulla dice sull'istituzione di punti di primo intervento con conseguente individuazione di locali comunali a questo scopo allestiti, cosa che invece è di competenza municipale. Sulla Scuola non affronta p.es. il problema dell'edilizia scolastica e degli arredi (banchi, lavagne, sedie) o della sicurezza. Cita invece l’ex-Gil e la scuola alberghiera dell'ENALC che non sono di competenza municipale. Sulla cultura, non sapendo cosa scrivere, si limita ad un copia e incolla da wikipedia, che forse non era la fonte più adatta. Sull'ambiente riesce in un capolavoro di tafazzismo. Ripropone i punti verde ristoro e la raccolta differenziata porta a porta, due fallimenti conclamati da anni. Le banalità contenute alla voce trasporti e mobilità sono imbarazzanti: car-pooling, Roma-Lido (ferrovia Regionale concessa, vabbé, ma forse non lo sa) e nodi di scambio per consentire il parcheggio ai non residenti che vanno al mare. Ah però! Nessun accenno ad esempio alle piste ciclabili e alle infrastrutture necessarie.
Ma poi, la Salis, ma chi l'ha vista in questi anni?

Passiamo ora a Filippo Lange (LINK), candidato indipendente per SeL. Anche qui manca urbanistica, decentramento, turismo. Anche qui si parla di argomenti che non sono di competenza municipale (liberalizzazione degli accessi alle spiagge, Roma-Lido ecc. ecc.). Sulle politiche giovanili nulla da dire. Però mi sarei aspettata da lui un accenno alla formazione professionale, ma forse sul futuro non ci scommette nemmeno lui. Sulle politiche dell'infanzia mancano all’appello solo i chupa-chups gratis per tutti. Splendido il 'piedibus' nel programma di una candidato alla presidenza di un municipio. Con una parola gli americani definirebbero questa proposta “precious”. Bene lo sportello anti-violenza per le donne, che per altro è presente nella ASL-RMD e che forse andrebbe potenziato per un'ottimizzazione delle scarse risorse, ma anche questo è argomento regionale. Ma una domanda sorge spontanea:ma quante sono le donne che subiscono violenza in questo Municipio? Lascia perplessi il bilancio partecipato, perché sia Lange sia Salis, non fanno alcun accenno al decentramento, che prevede una cosa ben diversa dal bilancio partecipato. Chissà, forse non conoscono le delibere che riguardano il nostro Municipio. Per quanto concerne le attività culturali è fondamentalmente il programma di Affabulazione, un po' "pro domo sua". Trovo invece molto discutibile, perché a me pare un utilizzo strumentale alla propaganda politica, la questione Shoah e Resistenza, al limite del cattivo gusto.
Molta intercultura nel programma di Lange, ma di cultura in senso vero e proprio silenzio assoluto. Scavi, cinema, musica e arte in senso ampio nessun accenno. Quando parla di Piano Regolatore della Cultura confonde cultura con associazionismo. Limitare la creatività e imbrigliarla è quanto di più lontano dal senso più alto della parola Cultura. Idem sul Sociale: l'antimafia sociale sembra una battuta della supercazzola uscita dal film “Amici miei”.  Sul turismo una banalità assoluta, quella dell’incentivazione dei bed&breakfast, per altro modello superato ovunque, persino nelle altre regioni d’Italia che di turismo vivono.  Su Rom e Sinti non fornisce una struttura descrittiva di come dovrebbero essere attuati questi fantomatici programmi di intergrazione, visti i milioni di euro fin’ora spesi per non integrare un bel niente. Ambiente e mobilità: inesistenti, con una perifrasi si potrebbe coniare il seguente slogan "orti ciclabili e piste fusane per tutti" (
perché poi la sostenibilità ambientale urbana ha poco o niente senso - salvo forse fungere da improbabile laboratorio - quando non coinvolge direttamente gli aspetti sociali, di accessibilità, diritti, pari opportunità. Diventa un giocattolino da buttare quando - presto - ci si stufa).

Infine Andrea Tassone, il candidato unitario del PD, talmente unitario che ancora non ha scritto una riga di programma e se provate a digitare sul motore di ricerca allorandrea.it vi dirà che il sito non è raggiungibile, in pratica non esiste, non è nemmeno in allestimento. Potevamo aspettarci qualcosa di più? Allora Andrea, che famo?

Insomma, nessun riferimento al decentramento, al bilancio aggiuntivo, alla questione urbanistica a cui sono legati gli oneri (cosa non di poco conto, perché per “fare” c’è bisogno di danaro), nulla sul verde, che confondono con il decoro urbano e su cui invece il Municipio X (ex-XIII) ha sempre avuto importanti deleghe e competenze. A leggere i programmi di queste anime belle sembra di assistere ad una puntata di Star Trek, e ai cittadini del XIII Municipio, che avrebbero un gran bisogno di avere finalmente amministratori competenti, rimane solo di dire  “Beam me up, Scotty”. “Signor Scott, mi faccia risalire!”, andiamo lontano da qui. Sono stufo di questo mondo di @-mozioni.