lunedì 24 luglio 2017

Ostia, Marco Travaglio: “Non è Mafia Capitale e questa sentenza scopre il culetto a certi politici"

(per Il Quotidiano del Litorale)



Si è svolto sabato, presso lo stabilimento Le Dune, la serata con Marco Travaglio dal titolo “I segreti della Cronaca Giudiziaria e Politica raccontati ad Ostia”, grazie all’Associazione Culturale di Teresa D’Antoni, “Quelli che la … Cultura in collaborazione con le Biblioteche di Roma (LINK). Una serata che ha registrato una fortissima partecipazione di pubblico che ha aperto le danze con le sue domande al Direttore de Il Fatto Quotidiano. 

PACE FATTA CON I BALNEARI?
E’ stata una delle prime domande. “Non ho alcun disagio a stare qui”, ha detto Travaglio. Il padrone di casa, L’Ing. Renato Papagni, Presidente di Federbalneari, ha aggiunto: “Quando uscirono alcuni articoli su Il Fatto Quotidiano contro la nostra categoria, ho inviato a Travaglio una nota, spiegandogli come stavano le cose, l’infondatezza delle accuse. Il Direttore ha ritenuto la nostra nota sufficiente rispondendomi che era tutto chiaro, tutto già chiarito. Mi ha confermato che capita anche ai migliori giornali di sbagliare se la fonte non è precisa nel fornire informazioni”.

L’incontro con Marco Travaglio non ha deluso il pubblico. Si è parlato di tutti i casi più scottanti della politica e della cronaca giudiziaria di questi ultimi mesi, da Consip fino ad arrivare alla sentenza di Mafia Capitale.

MAFIA CAPITALE? MEGLIO MAZZETTA CAPITALE O TANGENTE CAPITALE
“Chiamiamola Tangente Capitale, chiamiamola mazzetta Capitale. E’ stata un fenomeno trasversale. Prendiamo per buona la sentenza che ha fatto decadere il 416bis.  Ostia non sarebbe una città mafiosa nemmeno se la sentenza di primo grado avesse confermato il 416bis. Sarebbe stata una semplificazione e le semplificazione sono assurde. Roma è formata da milioni di abitanti che nulla hanno a che vedere con la mafia. Sono del parere che se Ostia è stata commissariata avrebbe dovuto allora esserlo anche Roma, perché si sta parlando di gangli dell’amministrazione inquinati, di una permeabilità della pubblica amministrazione a livelli allarmanti. Quando si fanno entrare negli uffici importanti del Comune personaggi come Buzzi e Carminati vuol dire che è infetta la macchina comunale. Non basta fare le elezioni per cambiare il Sindaco e gli Assessori e sperare che tutto sia risolto. Stiamo parlando di un enorme macchina amministrativa formata da oltre 20mila dipendenti dove più della metà dei dirigenti sono sotto inchiesta, in una città che non ha mai brillato per grandi indagini, tant’è che la Procura era definita il Porto della nebbie. Qui a Roma un potente per venire indagato deve proprio accoltellare qualcuno sotto le telecamere di piazzale Clodio. Era necessario dunque commissariare la Capitale, un Commissariamento accompagnato da qualche legge speciale che consentisse, magari eccezionalmente, di sospendere dal lavoro i dirigenti indagati per fatti gravi accaduti prima dell’avvento della Raggi costretta a tenerseli e farli lavorare. La Raggi poi si è appoggiata su alcuni personaggi che non erano indagati, come Salvatore Marra, dopo di che gliel’hanno arrestato per cose avvenute 5 anni fa. Il tessuto politico/amministrativo è marcio dalle fondamenta. Non sarà una soluzione garantista, ma il Commissariamento avrebbe potuto far ripartire la macchina avendo la certezza di lavorare con persone che magari arrivavano anche da altre città, che quindi non erano in rapporti con i palazzinari, i Cavallaro, gli usuraio, i cravattaro, insomma, nessuno di quelli che comandano a Roma”.

PIANI ALTI E PIANI BASSI NELL’INFORMAZIONE
Citando Enzo Biagi, Travaglio ricorda quanto sia importante domandarsi sempre se si vuole essere amati dai piani alti o dai piani bassi. “Mi preoccupo sempre quando un giornalista viene lodato dai politici perché vuol dire che ha sbagliato qualcosa”. Sulla stato dell’informazione anche sul nostro Municipio, Travaglio ha sottolineato come non esistono solo le minacce dei clan ai giornalisti, ma anche quelle politiche contro chi rivela malefatte dell’amministrazione di Roma e di Ostia. “I giornali sono pieni di azionisti, cioè personaggi che non hanno alcun interesse a far sapere i propri impicci, quindi non ci sono editori che abbiano come unico interesse quello di pubblicare un giornale, motivo per cui ho fondato Il Fatto Quotidiano” e ha aggiunto “C’è stato un certo conformismo nei confronti della Procura di Roma perché il Procuratore Capo è una persona potente, è un uomo di relazioni e quindi metterglisi contro non è facile. Lo dice uno che quando l’attuale Procuratore di Roma era Procuratore aggiunto a Palermo, e il Procuratore Capo era Piero Grasso, e Grasso e Pignatone hanno smantellato il pool antimafia, mandando via tutti i migliori magistrati, guarda caso quelli che facevano i processi di mafia e politica (da Ingroia a Scarpinato a Lo Forte a tanti altri). Allora scrissi un libro insieme a Saverio Lodato dal titolo “gli intoccabili”, in cui criticavo pesantemente i vertici di quella Procura. Per cui io non credo di essere molto amato dal Dott. Pignatone e tutt’ora quando fa qualcosa che non mi convince lo scrivo, mentre è raro trovare critiche al suo operato da parte dei giornali. Forse è l’unico Procuratore che non subisce critiche in Italia, gli altri li può massacrare come si vuole. Lui è abbastanza intoccabile”.

LA SENTENZA MAFIA CAPITALE
“Abbiamo vissuto per più di 100 anni con la mafia, quando era ancora un fenomeno soprattutto siciliano, senza il reato di mafia che è nato solo nel 1982.  Io non lo se si potesse dire o non si potesse dire se l’organizzazione che avevano messo in piedi Buzzi e Carminati e gli altri fosse una vera e propria cosca mafiosa sia pure minore. Alcun elementi facevano pensare di sì, ma mi sono sempre domandato che bisogno c’era di stiracchiare un reato che probabilmente, per così come è scritto, è comunque rischioso? Perché non si è puntato sulle cose assolutamente sicure? Per esempio le mazzette sistematiche. Ogni appalto era truccato, ogni appalto era fatto senza bando di gara, ogni appalto aveva dietro la tangente, chi non era amico di quei signori non poteva neanche avvicinarsi al Comune, alla Regione, a certi Municipi, a certe municipalizzate. Non gli bastava questo gigantesco latrocinio, questo gigantesco sacco di Roma che ha portato la Capitale con le casse praticamente vuote e con un tasso di devianza criminale che non si riscontra nemmeno nelle periferie metropolitane più degradate? L’accusa di associazione mafiosa è decaduta, ma la Procura ha stravinto per quanto riguarda i reati di corruzione, di turbativa d’asta, di falso, di abuso, di concussione perché il tribunale ha inflitto pene più severe soprattutto ai politici, verso i quali la Procura era stata forse troppo generosa. Siamo di fronte ad un fenomeno criminale nuovo e se lo si vuole punire bisogna riscrivere il 416bis e istituire un reato che potremmo chiamare di “mafio-corruzione” che accetta anche comportamenti borderline che non sono proprio quelli tipici del 416bis”.

PERCHE’ LA POLITICA HA CRITICATO LA SENTENZA
Travaglio causticamente risponde: “Molti politici, soprattutto del PD, avrebbero preferito le condanne per mafia. Perché? Perché se ti condannano uno del tuo partito per mafia tu puoi sempre dire <>. Quindi i politici dietro al grande alibi della mafia nascondevano la loro cattiva coscienza quella di avere promosso, premiato, candidato e messo nei posti chiave personaggi che lo sapevano tutti che erano loschi, che erano chiacchieratissimi anche prima che arrivassero i Carabinieri ad arrestarli. Ecco perché i politici sono incazzati per questa sentenza, perché questa sentenza gli scopre il culetto, lo fa vedere sporco a tutti, non solo a quelli che sono stati condannati, ma anche a quelli che li hanno messi in quei posti, che gli hanno lasciati rubare per anni e che invece di punirli gli hanno promossi proprio perché rubavano per loro. Ieri hanno condannato della gente che non è nata sotto un cavolo che ha portato la cicogna. Ma chi gli ha messi lì, chi li ha promossi risponderà? Mistero. Ecco perché avrebbero voluto una condanna per mafia. Al volgare ladro è facile resistere così come è facile beccarlo. E la voce di solito gira. I magistrati sono gli ultimi a saperlo, sono come i cornuti come li ha definiti Piercamillo Davigo, ma la politica sui territori chi ruba, chi vive sopra le sue possibilità con un tenore di vita insostenibile rispetto al suo stipendio, lo sanno che sono e li dovrebbero fermare prima che arrivi la magistratura. Non basta che gli caccino un attimo prima.  Dove sono i controlli interni ai partiti?

ORFINI
Travaglio lo definì “culetto di piombo” di Renzi. Lo equiparò, in un famoso editoriale, a Vieceslav Michailovic Skriabin detto Molotov,  che riuscì a sopravvivere a tutte le purghe di Stalin. Il perché lo spiegò quella serpe di Kruscev nel suo Rapporto sui crimini del Piccolo Padre al XX Congresso del Pcus: era più bravo a farsi pestare che a pestare, tant’è che al Cremlino lo chiamavano tutti Culo di Piombo. Quando Stalin era nervoso, lo convocava in ufficio e lo prendeva a calci nel sedere. Era il suo modo di sfogarsi, per scaricare la tensione. E Molotov niente, mai una piega: anzi ringraziava se, oltre ai calci, non gli arrivava pure qualche sputo in faccia. “Orfini non ne azzecca una neanche a pagarlo o per sbaglio. Persino con gli orologi fermi, due volte al giorno danno l’ora esatta. Lui nemmeno due volte al giorno. E’ un caso davvero pazzesco. Quando dovrebbe dare l’ora giusta sposta le lancette. Una sera quando gli dissi che erano circondati dai ladri e non se n’erano siete accorti, anzi li avevano promossi, lui mi rispose <>. <>. Buzzi si è fatto una 15-20 anni dopo di che è stato graziato perché era diventato bravo. Faceva l’assistenza ai detenuti e nel frattempo ha conosciuto una serie di altri galeotti insieme ai quali, all’uscita dal carcere, hanno costituito la ‘banda’ che si è messa a gestire gli affari a Roma. Uno che entra ed esce dal Comune di Roma e fa il bello e il cattivo tempo e ha un ergastolo non insospettisce? Cosa deve fare uno per diventare sospetto per la politica italiana se non basta neanche che abbia dato 34 coltellate? Per Orfini era insospettabile. Forse per Orfini diventano sospettabili solo coloro che fanno delle stragi o bombano una città? Chissà.

LA CRONACA POLITICA E QUELLA GIUDIZIARIA
Noi siamo un paese bizantino, come diceva Flaiano, quindi ci si mette a disquisire sul 416 bis, il 322 e così via. Hanno ragione ad esultare gli avvocati difensori nel processo Mafia Capitale, ma i politici e soprattutto i giornalisti dovrebbero parlare di fatti e i fatti, assolutamente evidenti anche prima della sentenza. Bastava sentire le intercettazioni, vedere i filmati. Da Tangentopoli in poi la cronaca politica e quella giudiziaria sono diventate la stessa cosa, non per colpa dei Giudici che acchiappavano i ladri, ma per colpa dei politici che rubavano insieme agli imprenditori. La cronaca giudiziaria la dovrebbero fare solo quelli che sanno cosa sia un processo, cosa è una sentenza, un reato. La cronaca politica quelli che stanno alla buvette, che parlano con i politici, che seguono il parlamento. Invece, dato che molto spesso i processi riguardano politici che commettono reati tutti quelli che si dovrebbero occupare di politica si occupano anche di cronaca giudiziaria, di commentare le sentenze, i processi e viceversa”.

IL RAPPORTO TRA STAMPA E POTERE GIUDIZIARIO
Prima di congedare il pubblico Travaglio aggiunge «Credo si debba avviare una riflessione più ampia sul rapporto tra la stampa e il potere giudiziario, che includa una chiara definizione di cosa si intende per diritto di cronaca e diritto di essere informati. Spesso i giornalisti si limitano a soffermarsi su piccoli dettagli, su elementi che meglio si prestano al meccanismo mediatico. E l'opinione pubblica finisce per essere solo apparentemente informata».
Su questa ultima riflessione l’Ing. Renato Papagni interpellato sulla condanna a 5 anni dell’ex minisindaco Andrea Tassone (PD), afferma: “Se i giudizi hanno accertato tutte queste responsabilità evidentemente. Hanno cercato di difenderlo in tutti i modi, anche attraverso un’azione mediatica. Dobbiamo andare a votare quanto prima e speriamo che il Ministro degli Interni Minniti firmi il decreto. Non nascondo di essere favorevole a Ostia e Ostia Antica Comune. A livello di immagine questi anni di commissariamento ci hanno danneggiato moltissimo. A tutti noi manca una figura politica”. E sul timore che la campagna elettorale che verrà si concentri sul Lungomuro aggiunge: “Abbiamo diffidato per iscritto con 48 ricorsi al TAR per danni l’Amministrazione Comunale perché non ci fa demolire il Lungomuro. Ancora aspettiamo l’approvazione del PUA (Piano di Utilizzazione degli Arenili) del Litorale romano nonostante noi abbiamo presentato decine di progetti.

sabato 17 giugno 2017

Ostia, apre il Village ma sulla festa è mistero

(per il Quotidiano del Litorale)

Al Village non è buona la prima. L’inaugurazione del 21 marzo 2016 era saltata ufficialmente per “mancanza di documenti”. Il Municipio X, commissariato per Mafia e dunque guidato da una Commissione Prefettizia, aveva infatti preso atto che la procedura di assegnazione del Village, nata sotto Alfonso Sabella (ex Assessore alla Legalità e ai Beni Confiscati alla Mafia sotto la Giunta Marino e dal 29 aprile 2015 all'8 settembre 2015 anche Delegato all'esercizio sostitutivo delle funzioni amministrative di Presidente del Municipio Roma X)  non era regolare. E chissà se sarà buona la seconda. La Sindaca Raggi non si vede e qualcuno dice che nemmeno abbia risposto formalmente all’invito da parte del Prefetto Domenico Vulpiani. Zingaretti invece ha un’agenda fitta di impegni istituzionali, ma ha promesso che farà di tutto per passare e prendersi almeno un caffè. Sono invece attesi per le ore 18 i pezzi da novanta di Guardia di Finanza, Carabinieri, Capitaneria di Porto, Polizia di Stato e ovviamente il Prefetto del Municipio X.
Mentre fervono i preparativi, Roberto Battaglia, che dal 5 dicembre 2016, gestisce i 5 forni sequestrati dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Roma al clan Fasciani, si lascia intervistare. “Riapriamo a stagione avviata perché ci sono stati dei grossi problemi. Quest’inverno ci sono stati dei furti e delle devastazioni all’interno delle strutture.  Abbiamo voluto rimettere tutto a posto, anche perché la società che l’aveva in gestione, l’Hesperia srl, ha ceduto le quote a dei nuovi soci, degli imprenditori del settore alimentare. Abbiamo dovuto attendere che i nuovi soci venissero confermati dai custodi giudiziari. Quindi ci  sembrava giusto inaugurare nuovamente”. Solo che di furti non se n’è avuta alcuna notizia in tutti questi mesi.
Sulla mancanza di documenti che aveva fatto saltare l’inaugurazione dello scorso anno, Battaglia afferma “Per quanto riguarda il livello burocratico è stato sistemato tutto. Le SCIA sono state rifatte, sono dunque  nuove e sono state fatte con tutti i crismi. La nuova società che ha preso il posto dell’Hesperia srl ha assunto già più di 20 persone a lavorare. Lo Stato ci tiene che gli imprenditori che prendono in affitto dai custodi giudiziari queste attività le gestiscano bene e producano possibilmente profitti”.
Sulla polemica degli abusi presenti al Village, Battaglia dice “E’ stato messo tutto a posto dal Municipio, già nel 2016. I nuovi soci non hanno fatto altro che prendere le nuove quote accertandosi che fosse tutto a posto e così è”. Strano, perché a quanto ci risulta da fonte vicina al Municipio, il giudice delegato Guglielmo Muntoni, che è una figura superiore a quella degli amministratori giudiziari, Angelo Oliva e Simonetta Sebastiani, perché preposto al controllo che tutto si svolga regolarmente, ha inviato poche settimane fa una lettera di fuoco al Direttore del Municipio X, Arch. Cinzia Esposito. Muntoni chiedeva al Municipio di dichiarare quali fossero gli abusi da sanare per poter riaprire in serenità. I nuovi soci infatti non avrebbero aperto senza avere la certezza che fosse tutto a posto. Ma di demolizioni e di ripristino non si hanno notizie e tutto appare esattamente come era l’anno scorso. Così come non risulta nemmeno che ci sia una nuova società, cosa che ovviamente non poteva essere perché si sarebbe dovuto fare un nuovo procedimento di evidenza pubblica, mentre ci risulta, da visura camerale, che nuove quote siano state acquisite da nuovi soci, tra cui l’imprenditore Roberto Iannelli, per il 27%.
Il Village, essendo un bene sequestrato e poi confiscato provvisoriamente al clan Fasciani, deve essere gestito perché se ne faccia un uso sociale e ancora oggi non capiamo quale uso sociale ci sia stato l’anno scorso e quest’anno, visto che Libera non si è mai vista. Battaglia però ci preannuncia che fra 20 giorni, quindi a stagione balneare ben avviata, ci sarà una conferenza stampa per presentare un accordo stipulato tra il Village e Libera Campania. “Tutti i prodotti provenienti dai beni confiscati alla camorra, pasta pomodori, pelati e alimentari in genere, saranno utilizzati nella cucina del Village. Oggi quindi presenteremo quello che siamo riusciti ad aprire, cioè il chiosco, il ristorante, il bar e la pizzeria”.
“Battaglia posso chiederle una cortesia?” Può togliermi lo striscione pubblicitario del Village che è stato messo dalla parte della Faber?” Battaglia lo toglie e non ho il coraggio di dirgli che i lettini in riva al mare non sono permessi.

giovedì 15 giugno 2017

Faber Beach e l'Istituto Nautico Colonna: il giallo della concessione


Il 30 Aprile, il Quotidiano del Litorale, si era occupato del giallo della concessione del Faber Beach (LINK )Il 1° Maggio infatti la Sindaca di Roma, Virginia Raggi, è venuta ad Ostia, proprio al Faber Beach, ad inaugurare la stagione balneare. Il capogruppo del M5S dichiarò: “Finalmente è stata fatta chiarezza su questa vicenda e noi saremo con i  200 ragazzi dell’Istituto Nautico ‘De Pinedo Colonna’ e le loro famiglie all’ex Faber Beach, spiaggia che oggi è tornata a disposizione della scuola Marcantonio Colonna che ne possiede il legittimo utilizzo. Dalle verifiche che la Commissione Straordinaria, guidata dal Prefetto Domenico Vulpiani, sta svolgendo a tappeto su tutti gli impianti balneari di Ostia, è emerso infatti che il Faber Beach fu dato dalla Capitaneria di Porto in uso all’Istituto Nautico. C’è un documento datato 1984. Come sia finito poi nella gestione dell’ex titolare al centro di vicende giudiziarie per i suoi legami con il clan Fasciani è un affare ancora da chiarire. Ora invece grazie all’azione di legalità voluta dal Municipio sarà proprio quella scuola a poter rientrare in possesso dell’arenile”. E la Sindaca Raggi aveva aggiunto “Oggi, dopo 33 anni, l’Istituto Nautico ne ha ripreso possesso…Comune e municipio si riappropriano di spazi che prima si volevano gestire come cosa loro e invece sono cosa di tutti”.

Il giallo però si infittisce. L’atto dichiarato è del 1984, solo che LabUr ha rivelato, attraverso un esposto (LINK: http://www.labur.eu/varie/espostofaberbeach.pdf), l’esistenza di un D.P.C.M. del 21 Dicembre 1995, dove sono elencate le aree demaniali marittime escluse dalla delega alle Regioni, dove oggi il Comune di Roma non avrebbe alcuna titolarità. Tra queste l’arenile di 5.165mq assegnato al Ministero della Pubblica Istruzione. Dunque la spiaggia è molto più grande di quella restituita all’Istituto Nautico dal Prefetto Vulpiani e dalla Sindaca Raggi. L’area infatti va dall’ex stabilimento balneare ‘Le Lampare’ (ora Village) e ingloba la spiaggia libera c.d. Faber Beach e lo stabilimento ‘Aneme e Core’.
Se il D.P.C.M. del 1995 non l’hanno visto saremmo di fronte ad una negligenza, se ne erano a conoscenza saremmo di fronte ad una omissione di vigilanza.
La cosa davvero singolare è che il Direttore del Municipio X Commissariato per Mafia, Arch. Cinzia Esposito, il 30 Aprile 2015, con determinazione dirigenziale n.808, autorizzava al curatore fallimentare, l’Avv. Lorenza Dolfini, l’affidamento in gestione della spiaggia libera c.d. Faber Beach sostenendo di esserne il concessionario. Ciò sarebbe grave perché innanzitutto non è in concessione al Comune di Roma bensì al Ministero della Pubblica Istruzione e secondo perché il Comune di Roma, ad oggi, non ha nessuna spiaggia in concessione. Dunque, la scoperta da parte della Commissione Prefettizia che una parte di arenile sia dell’Istituto Nautico, per fini istituzionali, avviene due anni dopo senza che l’Arch. Esposito abbia annullato la determina dirigenziale n.808. Le cose si complicano se poi si prende in esame l’arenile che prende il nome di ‘Aneme e Core’, dato da più di 10 anni in concessione a ‘Le Repubbliche Marinare srl’, spiaggia di recente coinvolta nel sequestro del Porto di Ostia e finito quindi sotto amministrazione giudiziaria. Come è stato possibile creare la concessione ‘Aneme e Core’?
E’ inquietante che nessuno, né la Regione Lazio, né la Commissione Straordinaria Prefettizia, né la Procura, né il Tribunale fallimentare, né il Comune di Roma, né la Capitaneria di Porto, né le Amministrazioni Giudiziarie, si siano accorti che quell’area è del  Ministero della Pubblica Istruzione;  Inoltre, perché il Ministero non l’ha mai rivendicato in 22 anni o non risulta che abbia rinunciato ad una grossa fetta di arenile? C’è qualche documento pubblico non reso pubblico?
L’arenile in questione è sottoposto a provvedimenti giudiziari che sarebbero dunque falsati se l’atto di provenienza risultasse non veritiero.
Ci auguriamo che questa nuova visita della Sindaca Virginia Raggi dopodomani, a poco più di un mese dall’apertura della stagione balneare, sia l’occasione per chiarire ciò che così chiaro non appare. Anche perché, dopo l’inaugurazione, non si è capito dove sono finiti i ragazzi dell’Istituto Nautico. Il giallo si infittisce.

giovedì 8 giugno 2017

Commissione Parlamentare d'Inchiesta: il ventriloquo Massimo Bartoli

(nella foto: Le centinaia di fan con slogan e cartelli
quando Marino disse, ringraziandoli su Facebook:
Marino, abbracciato dai “cittadini” sotto il Capidoglio:
"Ho pianto, siete un patrimonio che Roma non può perdere".
I cittadini sono i genitori di Bartoli)

(per Il Quotidiano del Litorale)
Il 14 febbraio 2017, in Commissione Parlamentare di inchiesta su sicurezza e degrado delle città della Camera dei Deputati è stato audito il Prefetto Domenico Vulpiani e il Direttore del Municipio X, Arch. Cinzia Esposito. Per l’ennesima volta, di fronte ad audizioni con i vertici delle Istituzioni, si è potuto apprezzare l’esilarante spettacolo di Vockfeller, un pupazzo animato dal vetriloquo Massimo Bartoli, Presidente e Amministratore Delegato di Risorse per Roma, ex tesoriere della Lista Civica Marino e membro del comitato elettorale del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, finito alla cronache per il suo mega stipendio di 215mila euro l’anno.

Non vogliamo essere offensivi nei confronti del Prefetto Dott. Domenico Vulpiani, che ha una lunga e luminosa carriera alle spalle, ma è evidente, sia nel video del 14 febbraio scorso sia
leggendo il documento stenografato, che Vulpiani legge delle slide preparate da Risorse per Roma inanellando una serie di ‘castronerie’ che non vengono corrette nemmeno dalla Esposito, né dalla delegata al Litorale del M5S, Giuliana di Pillo, né dalla Sindaca Virginia Raggi e/o dal suo staff che le hanno visionate prima. Ed è grave che certe affermazioni vengano avvallate dal Prefetto dopo oltre due anni di permanenza nel Municipio X, commissariato per Mafia, perché dimostrano che Vulpiani il territorio non lo conosce.
Alcune sono delle vere e proprie chicche esilaranti, altre sono affermazioni fantasiose e anche gravi e ci domandiamo quale sia l’interesse di lasciare agli atti fatti mai accaduti e delle non verità, provando a dare una risposta.
Sorridiamo quando Vulpiani afferma che i quartieri del Municipio X sarebbero solo 10, quando invece sono di più, che prendiamo come un errore di battitura letto acriticamente. Sorridiamo un po’ meno quando afferma che il quartiere “Infernetto è stato fatto in una zona che era destinata all’esondazione del Tevere” nonostante disti dal biondo fiume 5 km e non sia nemmeno a rischio R4, un quartiere definito interamente “abusivo” e “condonato” o ancora da condonare.  Questa sciocchezza è la medesima che Risorse per Roma aveva messo in bocca all’ex Assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo. Seguono amenità tipo “Ostia dista dall’aeroporto di Fiumicino a 3 minuti”. Vulpiani non specifica con che mezzo di locomozione. Un aereo di linea impiega 3 minuti solo per rollare e decollare dall’aeroporto, per cui immaginiamo che il calcolo sia stato fato con un F104 in partenza non da Ostia, ma da Pratica di Mare. Così come la ‘sparata’ sull’assenza di biciclette nel Municipio X. Secondo Vulpiani ce ne sono poche in giro perché le rubano e non perché non esistano piste ciclabili interconnesse e nemmeno marciapiedi nella maggior parte dei quartieri dell’entroterra o buche che mettono in pericolo la vita di un ciclista. Ma poi si piange quando afferma che “la rotonda di Ostia e il pontile sono abusivi, ma essendo opere pubbliche rimangono lì”. Bastava collegarsi al sito del Comune di Roma per leggere la storia del Pontile di Ostia, mentre per quanto riguarda la Rotonda, più propriamente “la fontana dello zodiaco”, è tutelato dalla Soprintendenza ai beni culturali e siamo certi che il grande progettista Pierluigi Nervi si stia rivoltando nella tomba. Come possono essere abusivi dei beni tutelati? Ci auguriamo che nella prossima udienza non dovremo sentire che anche le insule negli scavi di Ostia Antica sono abusive.
Vulpiani, ex capo della Digos di Roma, nominato Prefetto di un Municipio Commissariato per mafia, sostiene addirittura fatti criminosi mai accaduti durante il Commissariamento:
una sparatoria vicino al Porto Turistico e l'incendio di un bar in piazza dei Ravennati “perché c'erano due telecamere che un privato aveva messo per vigilare sul locale, ma gli hanno bruciato tutto il bar”, tranne le telecamere ovviamente. Non ci risulta né la sparatoria al Porto, né che un bar in Piazza dei Ravennati sia mai andato a fuoco. Perché dunque sostenere simili fatti criminali senza fare nemmeno nomi e cognomi e presentarne un elenco senza che ci sia nemmeno l’accusa da parte di un PM che siano atti mafiosi?
Le slide di Risorse per Roma passano poi in rassegna la ‘ciccia’, cioè quello che veramente conta: le spiagge, la loro vera ossessione. Guardando il video o leggendo il documento stenografato, si comprende che Vockfeller afferma cose davvero straordinarie: si fa bello di cose fatte da altri (innominati, in particolare LabUr per le denunce/esposti presentati) affermando che siano farina del loro sacco. Prendiamo ad esempio il caso di Maresole, verso il quale la terna prefettizia porta avanti da due anni un’operazione che sarebbe da definire di accanimento terapeutico, per poi rendersi conto, solo dopo l’esposto di LabUr,  che non essendo una impresa turistica balneare (esattamente come il Porto Turistico) non era di sua competenza ma della Regione, per cui il Direttore del Municipio X solo pochi giorni fa ha inviato tutta la documentazione proprio in Regione Lazio, alla quale avrebbero potuto chiedere chiarimenti da 2 anni a questa parte. Vockfeller il 14 febbraio è già a conoscenza della delibera dell’ANAC, ma non ne fa mai cenno. Nonostante ciò afferma in Commissione parlamentare di inchiesta su sicurezza e degrado delle città della Camera di voler abbattere i chioschi delle spiagge libere attrezzate, come chiede Risorse per Roma. Addirittura dice “le nostra spiagge”. Peccato che non siano le loro e che su quelle spiagge il Comune non abbia mai pagato le concessioni da almeno 10 anni. Arriva addirittura a sostenere invece che al Village è tutto a posto, chiuso da oltre un mese, dove è stato presentato un esposto su presunti abusi edilizi, motivo per cui avrebbero dovuto far decadere la concessione proprio sulla spiaggia che più di ogni altra doveva essere attenzionata, visto che è appartenuta al clan Fasciani. Ultimamente addirittura il Village gode di privilegi inaccettabili. Chiudono tutte e due gli occhi sulla movimentazione della sabbia da mare a terra. Vockfeller e la Esposito, dopo più di due anni non sanno una cosa lapalissiana e cioè che al Comune di Roma non competono le spiagge che non abbiano una destinazione d’uso turistico balneare, nonostante gli scienziati ingaggiati, come ad esempio Nicola De Bernardini, fortemente voluto dal Prefetto, e che si è candidato al Comune di Grottaferrata in una lista collegata al PD.  Mentre continua l’ossessione a senso unico dei controlli sugli arenili del Lungomare, come se l’entroterra non esistesse, l’ANAC, che aveva ricevuto un esposto in copia anche a Vockfeller, gli scrive ad ottobre 2016, sostenendo tra l’altro che c’è una forte corruzione sul bando delle spiagge libere per il triennio 2014-2015-2016 per cui il Prefetto è costretto ad annullare il bando precedente, ma in Commissione a febbraio 2017 se ne fa vanto come se fosse una sua scoperta, quando invece addirittura si era rifiutato di fornire la documentazione che l’ANAC gli aveva richiesto e addirittura si era opposto alla delibera dell’ANAC, ma questo in Commissione non lo dice. Quando l’ANAC delibera sulla base dell’esposto di LabUr, fa finta di niente perché quello che Vokfeller e Risorse per Roma vogliono continuare a sostenere è che le spiagge sono le loro e dunque possono fare quello che gli pare, anche cancellare il corpo del reato, dunque un auto danno erariale, demolendo i chioschi delle spiagge libere attrezzate.
Non possiamo credere che un uomo dello Stato, un dipendente del Ministero degli Interni, abbia operato in un Municipio Commissariato per Mafia come se fosse un normale dipendente del Comune di Roma, insomma un mini-sindaco, e non sia riuscito in due anni fare una sola indagine, una sola denuncia nei confronti di chi ha commesso errori gravi nelle precedenti amministrazioni e invece si occupi di cose su cui non ha giurisdizione, come ad esempio Capocotta, che dipende dal Comune di Roma, ma dice di aver fatto ‘pulizie di primavera’ mandando via due dipendenti. In realtà uno è andato via in forma volontaria, l’altro è responsabile delle concessioni edilizie del Municipio X presso il dipartimento di Urbanistica. Nel frattempo la terna prefettizia ha collezionato decine di ricorsi, in parte persi, in parte vinti e molti ancora pendenti, che fanno bella mostra in una fotogrammetria nel suo ufficio tra rettangoli e bandierine.

In conclusione ci sentiamo di affermare, perché appare chiaro in Commissione alla Camera (così come era stato in Commissione Antimafia dove aveva tenuto un intervento fotocopia) che l’unica cosa che conti è il PUA, il Piano Utilizzazione degli  Arenili. Per raggiungere gli obiettivi di Bartoli (Presidente di Risorse per Roma, l’uomo con i soldi, quelli veri, quelli che contano), con l’ok del Sindaco pentestellato Virginia Raggi, è necessario smantellare le realtà, travalicando anche i poteri concessi e il perfetto Prefetto si allinea.
E dulcis in fundo, abbiamo scoperto che ci troviamo di fronte ad un Commissariamento 2.0, in cui esistono gruppi di cittadini, associazioni e imprese, che si scrivono su whatsapp con i Commissari e il Direttore del Municipio X, per sventare in tempo reale, ad esempio, il commercio abusivo sulle spiagge. Peccato che anche quest’anno, sia stato all’ordine del giorno la loro presenza e la Polizia di Roma Capitale, sotto organico, abbia chiesto ai cittadini di non comprare merce illegale. E sempre quest’anno i romani aspettano, ad esempio, di vedere aperti tutti a varchi a norma di legge.
Triste sapere che rimarrà nella cronaca della storia di Ostia a verbale delle più importanti istituzioni dello Stato una serie lunga di falsi e di mistificazioni, con sacche di intoccabilità inspiegabili; e se qualcuno verrà ancora ad Ostia e chiederà a piazza dei Ravennati qual è il bar andato a fuoco nessuno saprà rispondergli o se dovesse andare all’Infernetto prenderà la via del Mare e non la Colombo pensando che è vicino all’ansa del Tevere.
Vockfeller, alias Prefetto Dott. Domenico Vulpiani, ipse dixit.

LINK ALLO STENOGRAFICO